Modena, 15 giugno 2023 – La Doyle di Modena è stata fondata dal ceo Filippo Furini che, a inizio pandemia, ha riscontrato l’esigenza da parte del mondo dell’industria di strumenti innovativi per la raccolta e la gestione di dati online legati alla reputazione aziendale e ha sviluppato con alcuni imprenditori uno strumento dotato di intelligenza artificiale in grado di monitorare in tempo reale la reputazione delle aziende con la possibilità di intervenire con strategie di comunicazione mirate.
Come nasce Doyle?
"Doyle (dal nome dello scrittore inventore del personaggio di Sherlock Holmes) nasce come progetto nel 2020, durante la pandemia. Abitua a vedersi, toccarsi, la gente ha vissuto momenti di restrizione, costretta a parlare attraverso strumenti informatici. Le persone popolano le aziende e queste si sono esposte maggiormente alle ‘chiacchere virtuali’, pagandone la conseguenza in termini reputazionali e purtroppo anche economici. Io guardo sempre il lato positivo degli avvenimenti e così partendo da un momento drammatico ho pensato a una soluzione che potesse aiutare le imprese nel mantenere viva la propria economia".
Il ruolo dell’intelligenza artificiale?
"Importante, ma non fondamentale. L’intelligenza umana guida quella artificiale in un nuovo percorso verso resilienza e sostenibilità. Doyle da progetto è divenuto realtà sul mercato e la nostra applicazione dell’intelligenza artificiale, che realizziamo internamente, mira a svolgere un lavoro per supportare manager aziendali. Immaginiamo un ufficio con diversi professionisti seduti davanti ai pc che devono cercare negli archivi aziendali e sul web informazioni e dati, analizzarli, aggregarli e visualizzarli in modo semplice e intuitivo con indicatori per dar loro significato e, infine, classificarli: un lavoro alienante e costoso, che impiega molto tempo. Doyle risolve il problema realizzando team virtuali differenziati per tipologia di applicazione, che svolgono in tempo reale l’attività valorizzando il ruolo delle risorse umane, che da semplici esecutori diventano supervisori e responsabili".
In cosa consiste il crowdchecking?
"Il crowdchecking, o letteralmente ‘ascolto della folla’, è un metodo realizzato per la raccolta di dati esterni all’azienda in tempo reale. I nostri algoritmi ricercano informazioni in base alle esigenze aziendali. È un po’ come una macchina del tempo che ha la capacità di andare indietro e raccogliere qualsiasi informazione presente sul web e sui social network. Soprattutto permette di avere in tempo reale dati con i quali l’azienda può alimentare modelli predittivi per iniziative future. Il tempo è l’unica risorsa che nessuno può cambiare: con il metodo crowdchecking, lo possiamo gestire intervenendo prontamente".
Le prossime tappe?
"Il nostro obiettivo è di realizzare strumenti innovativi che con l’utilizzo della tecnologia permettano alle aziende di essere più sostenibili. Per questo, grazie all’ottimo rapporto con un gruppo di ricercatori dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ci siamo orientati sempre più sui temi della sostenibilità aziendale. Su questi, abbiamo lanciato Matrix ESG, insieme di servizi sulla sostenibilità che aiutano le aziende a impostare le corrette strategie ESG per verificarne l’andamento in tempo reale, grazie alla matrice di materialità dinamica".