SIMONE ARMINIO
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Tenenga, "La parola magica è uniti" / VIDEO

Premio Mascagni, Montanari, Tenenga e le frontiere dell'identificazione

Ubaldo Montanari ha fondato Tenenga dopo 40 anni di lavoro nel settore

TENENGA nasce da una cena tra amici. Al tavolo Ubaldo Montanari, da 40 anni nel settore dell’identificazione automatica, prima da dipendente poi in proprio. Stesse storie quelle degli altri, ognuno in un settore limitrofo, la cosiddetta filiera.

Montanari, cosa vi siete detti?

«Abbiamo ragionato sul fatto che guardiamo da sempre più o meno tutti allo stesso settore, sebbene da punti di vista diversi: identificazione e controllo di una moltitudine di persone, animali o cose. Accessi in un luogo pubblico, conferimento di rifiuti nei cassonetti o delle merci in un magazzino, gestione del rifornimento merci in un punto vendita, controllo dei flussi di magazzino, dei processi produttivi, consulenza logistica, progettazione di sistemi di gestione...»

Fin qui le premesse.

«Il fatto è che tutti noi, nel nostro piccolo, lottiamo corpo a corpo con le multinazionali».

Cosa cambia, dimensioni a parte?

«La capacità di offrire un servizio molto più ampio dei singoli, grazie a una serie di risorse e competenze che una piccola azienda non può coprire».

Voi, invece...

«Siamo flessibili come una multinazionale non saprà mai essere. È come comprare un’auto e doversi adattare al modello che più si avvicina ai nostri sogni, o potersi affidare a un meccanico che compri per noi i singoli pezzi e poi li monti, per dare forma ai nostri sogni. Certo, però, se io sono l’esperto di pneumatici, ci vorrà anche l’esperto di carrozzeria, di sospensioni, di sistemi di guida...»

A meno che...

«È l’intuizione di quel tavolo: ci mettiamo d’accordo tra noi, per offrire un servizio chiavi in mano, potendo contare sui pezzettini degli altri amici».

Beh, si chiama rete d’impresa.

«E invece no, perché la nostra è una forma ancora più libera. Nessun vincolo: siamo semplicemente un’alleanza, tenuta insieme dalla fiducia reciproca e dal fatto che ci conosciamo da una vita. Così io potrò vendere al mio cliente cose che non ho, sapendo che acquisterò prodotti e servizi che mi mancano dal mio collega, e so che gli altri faranno altrettanto. E nel frattempo rimaniamo tutti indipendenti, liberi di avere un nome, un marchio, una specializzazione, un mercato. Così è nata Tenenga Alliance Group».

A lei che parte compete?

«Progettiamo e sviluppiamo sistemi di identificazione automatica. Non ci interessa il tipo di prodotto o di produzione, noi siamo orizzontali: operiamo nella logistica, nella produzione manifatturiera, nella grande distribuzione organizzata, nell’automotive, negli spettacoli, nel fashion, nella sanità... Ci siamo tutte le volte che c’è da identificare cose o persone. Utile non solo per certificare quantità e valori, ma anche a identificare le persone, per evitare ingressi non richiesti o gli spostamenti in un luogo, o a certificare la tracciabilità di un prodotto, validandone l’autenticità, e contrastando dunque la contraffazione. Cruciale ad esempio per i cibi e il Made in Italy».

Chi vi chiama?

«Chi ha un sistema che non lo soddisfa o non è più adatto alle dimensioni del suo business. O chi finora ha fatto senza, magari accontentandosi di un rendiconto manuale, a carta e penna».

Ce ne sono ancora?

«Più di quanti non immagina, e non solo tra i piccoli artigiani. Sono i casi più complicati, perché sono diffidenti, non hanno idea dei problemi che possono risolvere e puntano a contenere i prezzi andando su Internet in cerca di tecnologia e rischiano di acquistare sistemi non adatti a loro. Sono queste, però, le sfide più interessanti per noi».