Soluzioni hardware e software per la gestione efficiente dei magazzini e delle modalità di accesso e comunicazione del personale e fra il personale. Ma anche sistemi all’avanguardia per smaltire i rifiuti, tecnologie cloud e distributori ‘smart’ di utensili e dispositivi di protezione per minimizzare gli sprechi. Sono alcuni esempi delle innovazioni materiali e immateriali che Indaco Project garantisce da più di vent’anni all’universo delle piccole e medie imprese, sotto la guida del ceo Antonio Marzo.
Per mestiere cambiate il mondo dell’industria, ma anche voi, nel tempo, vi siete trasformati.
"Proprio così, perché l’azienda attuale è stata costituita nel 2001 specificamente per progettare e produrre software, mentre nei sette anni precedenti, dal 1994, ci occupavamo più che altro di rivendita di sistemi di rilevazioni presenze agli uffici personale dei nostri clienti. Quindi, in particolare, di monitoraggio e trasmissione dei dati fiscali atti a preparare le buste paga".
Nei fatti, eravate la costola bolognese di una sotware house milanese.
"Questo finchè non ci siamo accorti che, lato innovazione, anticipavamo regolarmente i colleghi meneghini e le esigenze della clientela, a partire dal precoce passaggio da Dos a Windows e dal pionieristico utilizzo delle e-mail. Quindi, consci anche del dinamismo del tessuto imprenditoriale emiliano, ci siamo lanciati nella produzione in proprio e ci siamo staccati dalla casa madre".
Produttori, però, non solo di software ma di hardware.
"La scintilla, in questo senso, l’ha fornita un progetto curato per il Policlinico bolognese di Sant’Orsola, basato su armadi intelligenti per la conservazione e la distribuzione dei mazzi di chiavi, ai quali abbiamo applicato dei chip che consentivano di sapere chi e quando li prelevava e li restituiva. Da qui, nel 2010, abbiamo pensato a distributori ‘smart’ per Dpi, allargatisi poi all’utensileria e alle strumentazioni It, in grado di tenere traccia di guasti, scorte e smarrimenti".
Un’idea di successo?
"È stata la chiave per affacciarci fuori dall’Italia, e da quel mondo della ceramica emiliana che fino ad allora, nella rilevazione presenze, era il nostro target. Per raggiungere clienti di dimensioni maggiori, come Lamborghini, Trenitalia e Autostrade per l’Italia. Non solo grazie al know-how tecnico, ma anche forti di un’attenzione al design non banale".
La corsa all’automatizzazione può giovare anche al pianeta?
"Certamente, a partire dall’eliminazione delle bottigliette di plastica e dall’installazione di un depuratore interno per l’acqua, ma soprattutto grazie ai sistemi ‘green’ che commercializziamo. Come il nostro ‘Rosk’, chiamato così per sottolinearne l’anima bolognese e nato per tracciare le quote di rifiuti che vengono realmente smaltite e recuperate in modo corretto".