Bologna, 7 settembre 2020 – Il 20 e 21 settembre saranno due date storiche. Le elezioni dell’autunno 2020, infatti, sono le prime (e si spera le ultime) del tempo del Covid. In quei due giorni in Emilia Romagna, come nel resto d'Italia, tutti i cittadini aventi diritto di voto saranno chiamati a pronunciarsi sul referendum costituzionale che riguarda il taglio del numero dei parlamentari. In 15 Comuni, inoltre, le urne saranno aperte per le Amministrative, che serviranno a eleggere i nuovi sindaci e a rinnovare i Consigli comunali.
Quando si vota
Le operazioni di voto si svolgeranno dalle 7 alle 23 nella giornata di domenica 20 settembre 2020 e dalle 7 alle 15 di lunedì 21 settembre 2020. Completate le operazioni di voto, si procederà, nell’ordine, allo scrutinio relativo alle elezioni politiche suppletive, a quello relativo al referendum confermativo e successivamente, senza interruzione, a quello relativo alle elezioni regionali. Lo scrutinio delle Amministrative seguirà dalle 9 di martedì 22 settembre.
Elezioni comunali, dove si vota
Sono 15 i Comuni dell'Emilia Romagna chiamati a eleggere il sindaco e a rinnovare i Consigli comunali. Di questi, 5 sono quelli con più di 15mila abitanti, per i quali la legge prevede un turno di ballottaggio (il 4 e 5 ottobre) nel caso in cui nessuno dei candidati ottenga la maggioranza assoluta (il 50% più uno) dei voti: si tratta di Bondeno e Comacchio nella provincia di Ferrara, Faenza nel Ravennate, Imola nel Bolognese, Vignola nel Modenese.
Diverso il meccanismo elettorale negli altri dieci Comuni (con meno di 15mila abitanti) in cui le urne saranno aperte: turno unico il 20 e 21 settembre; diventa sindaco il candidato che incassa più consensi (maggioranza semplice). Ecco l’elenco completo: Verghereto (Forlì-Cesena), Montese (Modena), Fontevivo, Palanzano, Pellegrino Parmense, Soragna e Varano de' Melegari (Parma), Ferriere (Piacenza), Canossa e Luzzara (Reggio Emilia).
Amministrative, le sfide principali
A Imola, che torna a eleggere il sindaco dopo la fine anticipata dell’Amministrazione 5 Stelle e un periodo di commissariamento, i candidati sono cinque. L’aspirante primo cittadino del centrodestra è Daniele Marchetti (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia-Il Popolo della Famiglia), mentre il centrosinistra è rappresentato da Marco Panieri (Pd, Imola Riformista, Imola Futuro, Imola Corre e Imola Coraggiosa); gli outsider sono Ezio Roi (Movimento 5 Stelle), Carmen Cappello (Lista Civica Cappello Sindaca, Imola Riparte), e Andrea Longhi (Imola Valori Umani).
Faenza è il laboratorio dell’alleanza giallo-rossa alle Comunali. Il candidato del centrosinistra, Massimo Isola, infatti, è sostenuto da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle (Coalizione completa: Pd, M5S, Italia Viva, Europa verde, Faenza Cresce, Faenza contemporanea, Faenza Coraggiosa). Classico lo schieramento di centrodestra che soffia nelle vele di Paolo Cavina (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Il Popolo della Famiglia, Insieme per cambiare, Rinnovare Faenza, Per Faenza). Fuori dai principali poli corrono Paolo Viglianti (Rifondazione Comunista) e Roberta Gentilini (Potere al Popolo).
A rappresentare la continuità a Bondeno sarà il candidato sindaco Simone Saletti (sostenuto dalle liste ‘E… Avanti!’, Lega, Fratelli d’Italia e Civica per Saletti), con una lunga esperienza amministrativa alle spalle e che, attualmente, sta ricoprendo il ruolo di sindaco facente funzione, dopo il passaggio di Fabio Bergamini in Consiglio regionale. Sull’altro fronte ha deciso di rimettersi in gioco l’ex primo cittadino Davide Verri, che ha governato la città matildea per due legislature (tra il 1999 e il 2009), e che si presenterà alla guida della lista civica ‘Davide Verri Sindaco’ per un terzo mandato. Il centrosinistra si affida a Tommaso Corradi (‘Bondeno in testa’ e Partito Democratico). In campo ci sarà anche Salvatore Patti (Federazione Popolo Sovrano), che si è presentato come alternativa ai partiti tradizionali.
Quattro i candidati sindaco a Comacchio: Alberto Righetti, sostenuto dalle liste civiche ‘Per Fare’ e ‘Civicamente – Fuori dagli Schemi’, oltre alla lista ‘Insieme per Comacchio’ che annovera tra le proprie fila anche esponenti del Pd e Rifondazione Comunista; il candidato del centrodestra, Pierluigi Negri, sostenuto dalle liste 2Q20 (che richiama il titolo del romanzo di Haruki Murakami), Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia; Sandra Carli Ballola, alla guida del gruppo civico ‘La Città Futura’ e con l’appoggio del ‘risorto’ Movimento 5 Stelle. In corsa anche un’altra lista civica, ‘Libera Comacchio’, che sosterrà Vito Troiani.
A Vignola le amministrative si sarebbero dovute tenere nella primavera 2022, ma il mandato di Simone Pelloni è stato interrotto: l’ex sindaco ha dato le dimissioni in quanto eletto consigliere regionale dell’Emilia Romagna nelle liste della Lega. Di qui la necessità di anticipare le elezioni, con una sfida secca che prevede solo due candidati in campo: il vincitore quindi si conoscerà fin dal primo turno (salvo il caso remoto di parità dei voti). Si torna ad un vero e proprio bipolarismo, con un candidato espressione del centro-destra, Angelo Pasini, vicesindaco a Vignola con Pelloni, in quota Lega, e ora sindaco vicario, e la candidata del centrosinistra, Emilia Muratori, professoressa di lettere del liceo Allegretti di Vignola, e già sindaco della vicina Marano per due mandati. Resta dunque fuori dalla competizione il Movimento 5 Stelle che non si è presentato con una propria lista e che ancora non si è apertamente sbilanciato su chi dei due candidati appoggerà.
Il referendum sul taglio dei parlamentari
Domenica 20 settembre e lunedì tutti i cittadini maggiorenni saranno chiamati a pronunciarsi sul referendum costituzionale. Il quesito, come sempre in questi casi, è un po’ nebuloso, ma va citato per dovere di cronaca: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?”. In pratica, se vincesse il ‘sì’, i deputati passerebbero dagli attuali 630 a 400 (meno 230) e i senatori da 315 a 200 (meno 115). Se, invece, la spuntasse il ‘no’, resterebbe tutto com’è.