Beatrice Terenzi
Sport

Matteo Giunta, da ‘cugino di Magnini‘ ad allenatore di grido della Pellegrini

L'intervista. Pesarese, 33 anni, in questi Mondiali ha già raccolto 3 medaglie. E oggi aspetta di nuovo SuperPippo Mondiali di Kazan: la Pellegrini fa volare l'Italia

Matteo Giunta con Filippo Magnini e Federica Pellegrini (Olycom)

Pesaro, 7 agosto 2015 - Matteo Giunta che effetto fa essere l’allenatore di due dei più grandi campioni che l’Italia e il mondo abbiano mai avuto?

«E’ il sogno di ogni allenatore poter preparare due atleti di questo calibro».

Di chi sei stato il tecnico, prima di Magnini e Pellegrini?

«Di atleti stranieri di livello mondiale per quattro anni, culminati con lo splendido argento di Evgeny Korothiskyn nei 100 delfino alle Olimpiadi di Londra. Poi si è presentata quest’opportunità».

Da allora cosa è cambiato?

«Sapevo che la posta in gioco era alta, ma a me piacciono le sfide».

Che rapporto hai con loro?

«Durante gli allenamenti un rapporto molto professionale: si scherza poco, il duro lavoro richiede serietà e massimo impegno. Fuori dalla vasca siamo amici, e questo aiuta molto, al contrario di quello che si potrebbe pensare».

Quando hai iniziato a seguire Magnini, si mormorava che fosse frutto della parentela con Filo, di cui sei cugino. Cosa vuoi dire a chi aveva dubbi su di te?

«La critica, quando è gratuita e non si basa sui fatti, mi dà fastidio: io non mi permetto di giudicare chi non conosco. Il modo migliore per rispondere sono i fatti: dimostrare che chi ti ha criticato si sbagliava rende tutto più bello».

La Pellegrini ha preferito un giovane come te, 33 anni, all’esperto Lucas. Onorato?

«In questi tre anni io e Fede abbiamo avuto modo di conoscerci e confrontarci: si è creato un rapporto di reciproco rispetto e soprattutto di fiducia. Lei ha creduto in me e nelle mie capacità di poterla portare a vincere qualcosa d’importante, io ho visto in lei un’atleta con ancora tanta voglia di lavorare e faticare, con la fame tipica di chi non ha ancora vinto niente. Nonostante abbia già vinto tutto».

La tua giornata tipo?

«Sveglia alle 7, doccia, colazione. Arrivo in piscina alle 8,20. Alle 9 inizio allenamento fino alle 11,30. A volte mi trattengo in palestra e mi alleno un’oretta. Torno a casa verso le 13, pranzo. Dalle 14 alle 15 mi rilasso o dormoe . Dalle 15 alle 16 sistemo l’allenamento, alle 16,20 sono in piscina. Alle 17 inizia il secondo allenamento fino alle 19,30. Ceno verso le 20, a volte con i ragazzi. Sistemo l’allenamento per la mattina dopo. Guardo un film o navigo su internet. Verso la mezza vado a dormire».

Anche tu sei stato un nuotatore. Nuoti ancora?

«No, solo ogni tanto per scommessa o per stimolare i ragazzi: ma succede raramente, non ho voglia di rischiare la salute».

Allenare una coppia anche nella vita complica il tuo lavoro?

«Ci sono pro e contro. Si aiutano a vicenda, spronandosi a dare il meglio, incoraggiandosi quando gli allenamenti non vanno. Di contro, vivendo 24 ore su 24 a stretto contatto sia nella vita che nel lavoro, ci sono dei momenti di saturazione che a volte si ripercuotono sugli allenamenti».

Oggi Magnini nuota la staffetta 4x200 stile libero. Previsioni?

«Non faccio mai previsioni. Ma l’approdo alla finale e la conseguente qualificazione per Rio sarebbe già un grande risultato».

Ti aspettavi l’argento nei 200 stile libero della Pellegrini, che ieri ha trascinato le compagne al 2° posto nella staffetta?

«Sapevo che era nelle sue potenzialità ma finché non ho visto le due lucine rosse accendersi sul blocco confermando il suo secondo posto, non ci credevo».

 

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