"Non mi faccia domande sul basket e soprattutto non mi dica i nomi delle squadre".
Questo promettente avvio di intervista è di Valerio Bianchini, "vate" del basket pesarese per l’eternità e protagonista indelebile della storia nazionale di questo sport. Sarebbe come se il generale Armando Diaz non volesse parlare del suo bollettino della vittoria nella Grande Guerra.
Da quando si è così disamorato del basket?
"Da quando questo basket mi annoia, trovo più competitivo il volley".
I suoi ottant’anni di vita sono pieni di basket, qualcosa dev’essere successo...
"E’ stata l’invenzione del tiro da tre punti, i giocatori non hanno pensato più a migliorare la tecnica, la Nba ha dato il cattivo esempio e noi, come al solito, l’abbiamo imitata nel modo peggiore".
E’ triste, ma non si sarà dimenticato tutto quello che di grande lei ha fatto, a cominciare proprio con la Scavolini Pesaro, scusi se faccio un nome.
"Guardi, io non vivo di ricordi, degli errori e delle cose buone che ho combinato, faccio più cose oggi di quando allenavo... mi fa impazzire il mercato folle con lo scambio di giocatori tutto l’anno, per esempio con Milano che quest’anno cambia sette giocatori e dunque deve ricominciare tutto da capo nella costruzione della squadra".
Beh, questo lo fanno un po’ tutti, Pesaro compresa.
"E’ appunto quello che stavo dicendo: questo basket di oggi totalmente nelle mani del mercato. Il modo di attaccare non è più nelle mani dell’allenatore, forse la difesa ancora sì, ma ormai sono dei funzionari".
Vorrebbe dire che tutte le squadre giocano allo stesso modo?
"Certo, questo è un basket da copia e incolla, siccome non puoi fare programmi a lungo termine e devi ricominciare sempre da capo tanto vale giocare tutti allo stessa maniera".
Non mi dica che soffre di nostalgia per un basket d’altri tempi.
"Negli anni Sessanta c’era una serie di allenatori di grande personalità e potevi godere della loro inventiva, c’era già il Simmenthal Milano che comandava, ma c’erano un sacco di allenatori intelligenti che lavoravano sul proprio".
C’è qualcosa di importante che proprio non le va giù?
"Si creano elementi che sono contrari ad uno sviluppo classico del gioco...".
Per esempio?
"Siamo tornati alla mezza ruota in attacco, ad un uso anomalo del pick and roll, col play che si limita a dar via la palla, con un gran rigiro per poi finire con un tiro da tre dall’angolo. Mi dica lei se questo è basket".
In compenso le strutture federali funzionano alla grande....
"Queste cose le lasci perdere, non voglio dire assolutamente nulla in merito".
Lei si incazza perché vede il basket percorrere una strada che non le piace, ma non crederò mai al fatto che ha ripudiato il suo sport.
"Gliel’ho già detto. Ho più cose da fare oggi che un tempo".
Ho capito, ma il cuore, a cui non si comanda, è capace di operare autonomamente e magari lanciare un messaggio alla Carpegna Prosciutto, che non sarà la sua Scavolini, ma non dimentichi che i suoi auguri al basket pesarese sono come quelli di Natale: non possono mancare.
"Se la mettiamo così, allora va bene...!"
Franco Bertini