La navicella spaziale che era andata su Marte contro Cantù, è tornata sulla terra. Perché è un campionato dai valori incerti ed anche dagli arbitraggi incerti. Se uno pensa che uno come Schina – quello che marcava Ahmad – non è uscito per falli la racconta lunga. Ma per fortuna capita anche che un arbitro fischi un fallo ad un difensore in evidente stato di anossia che crolla sopra ad un Bucarelli che il massimo che avrebbe preso, con quel tiro a 6 decimi dal termine dei tempi regolamentari, uno spettatore in tribuna. Capita anche che la fortuna giri pagina ed inizi a guardare con benevolenza una formazione costruita per vincere, ma che invece rischiava di finire nel gorgo delle formazioni destinate a lottare per non retrocedere. Bello, bullo e ballo bene a queste latitudini conta poco perché alla fine a pesare molto non sono stati gli attaccanti, ma i difensori. Certamente il match contro Torino racconta di una formazione che se non si mette in testa che bisogna sputare sangue in campo, tanto per dirla alla Dan Peterson, non si fa molta strada perché concedere 56 punti in 20 minuti a Torino, non è male. Un campionato che dice anche che dei signor nessuno, perlomeno per la massima serie, sono in grado di fare danni inenarrabili come è capitato con Montano, il play di Torino che non ha sbagliato un colpo. Pesaro alla fine con un po’ di fortuna ha portato a casa i due punti in palio dopo essere stata sotto per 40 minuti. La fortuna che apre gli occhi, perchè questa Vuelle dall’inizio del campionato ne ha viste di tutti i colori, tra infortuni, allenatori che se ne vanno, e alternanza di filosofie cestistiche: da Sacripanti a Baioni, e da Baioni a Leka. Detto in francese un vero e proprio e profondo casino.
m. g.
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