Pesaro, 29 agosto 2024 – Alla fine qualche applauso lo ha preso, Matteo Renzi. Non ha vinto lo scetticismo del popolo del Pd radunato a Baia Flaminia, ma se n’è andato da Pesaro meglio di com’era arrivato. Lo avevano accolto come ogni tradito accoglie il ritorno di quello che ritiene un traditore: freddezza, niente abbracci e tanto meno selfie. Lo hanno lasciato tranquillo con Matteo Ricci a bersi un bicchiere di Bianchello alla Bahia del Sol, attorniato solo da cameraman e giornalisti, mentre le tavolate si riempivano di tagliatelle e piadine.
Poi, però, quando i due Matteo sono saliti sul palco, ad ascoltarli erano almeno in 1.500, ma probabilmente di più. Tanti, ma d’altronde era l’evento politico dell’estate perché Renzi tornava alla Festa dell’Unità dopo due anni, l’ultima era stata a Empoli ma in tutt’altro contesto. Oggi si parla dell’ex leader che potrebbe tornare da alleato del Pd e a Pesaro il campo largo ieri ha fatto un altro passo avanti.
Lo avevano accolto con scetticismo, dicevamo. "Qualche dispettuccio ce l’ha già fatto, io mica sono così convinto che ci sia da fidarsi", diceva per esempio Aroldo Tagliabracci, 68 anni, volontario da decenni alla Festa dell’Unità. "Sono rimasto scottato da Renzi - dice un altro storico militante, Ilario Tesini -, peggio lui di Bertinotti quando fece cadere il governo Prodi. Che adesso ritorni qui da noi non è che mi faccia così piacere". Erano queste le voci del Pd, della base, quella vera: niente vitello grasso per celebrare un figliol prodigo di ritorno. E che lui ne fosse consapevole si è capito non appena è salito sul palco con Matteo Ricci: "Non sono un figliol prodigo – ha detto subito Renzi –: sono da un’altra parte dopo aver deciso di lasciare il Pd, una scelta che mi è costata moltissimo ma che ho preso un minuto dopo aver deciso di far nascere il governo Conte 2. Pensate quanto sia stata dura per me allearmi con i Cinque Stelle pur di mandare a casa Salvini che stava in bermuda al Papeete. Sono qui perché il centrosinistra deve ripartire e perché farei di tutto per far cadere la Meloni. Io ed Elly non siamo best friends, ma io voglio stare in una coalizione di centrosinistra a guida Pd, non se la guidano Marco Travaglio e i grillini. Però vi raccomando una cosa: non massacrate il leader di turno come avete fatto con Veltroni e con me. Non fate il fuoco amico contro Elly Schlein".
Poi Renzi ha provato a mettere nel cassetto la foto con l’abbraccio alla segretaria Pd durante la partita di calcio benefica: "Dimentichiamo quella partita e quella foto, lasciamo stare il calcio. È stato l’accordo di una settimana prima sul referendum contro l’autonomia differenziata a fare la differenza. Quello è stato, tennisticamente parlando, un break point. Il punto centrale è quello che disse Elly: io non metto veti e pretendo che neanche altri li mettano. Lì nasce la possibilità di costruire un’alleanza tra noi e il Pd". Matteo Ricci, accanto a lui, ha assecondato prima di tutto il popolo del Pd: "Tante persone hanno creduto che Renzi potesse aprire una nuova strada per la sinistra italiana e sono ancora oggi deluse. Ma oggi dobbiamo guardare avanti: la Meloni ha vinto le elezioni in ciabatte perché eravamo divisi, alle prossime elezioni vogliamo farla rivincere senza nemmeno giocare?". Poi Ricci ha tirato fuori la sorpresa in chiave marchigiana: "Campo largo? Io per esempio nelle Marche vorrei rivedere Gian Mario Spacca con il centrosinistra". Della serie: senza i merloninani anche lui, il fuoriclasse del Pd, potrebbe non farcela a togliere le Marche al centrodestra.