Pesaro, 30 agosto 2024 - “Negli ultimi 20 anni, i vari Governi che si sono succeduti in questo paese, di centrodestra o centrosinistra, hanno progressivamente aumentato la precarietà attraverso leggi balorde che hanno solo aumentato l’impoverimento del lavoro. È ora di dire basta".
Esordisce così Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, che ieri sera è stato ospite della Festa dell’Unità del Partito democratico Marche che si tiene a Pesaro. Il sindacalista, intervistato da Agnese Pini, direttrice del QN-La Nazione-Il Giorno-Il Resto del Carlino, è intervenuto sul tema del referendum promosso dalla Cgil ma anche sulla rappresentanza: "Bisogna rimettere al centro il lavoro e le persone. È libero chi non arriva a fine mese lavorando? Chi muore sul lavoro? - dice -. C’è un rapporto tra il deterioramento del lavoro e le persone che non vanno più a votare. Alle ultime elezioni Europee meno del 50% delle persone sono andate a votare - spiega - e chi non va è chi sta peggio e non si sente rappresentato da nessuno".
Secondo Landini è "in atto una crisi democratica che deve essere affrontata rimettendo al centro il lavoro. Il paese è tenuto in piedi da chi lavora e paga le tasse, se questi hanno giudizio negativo sulla politica (ed alcune volte anche del sindacato) è ovvio che c’è un problema".
E sul referendum: "Lo abbiamo presentato per contrastare la liberalizzazione e la precarietà del lavoro ma anche per tutelare salute e sicurezza - dice -. Nei quesiti vengono affrontati anche il tema degli appalti, così come le morti sul lavoro, tematica che grida vendetta. Bisogna cambiare il modo di fare impresa, questo è un modo che uccide e sfrutta le persone. Tutte le generazioni che sono entrate nel mondo del lavoro dopo il 2014 non hanno più tutele - aggiunge -. Le politiche sul lavoro negli ultimi 25 anni hanno prodotto una precarietà del lavoro senza precedenti. Solo un esempio - prosegue Landini -. Alla fine del 1990 avevano un contratto part-time 1 milione di persone. Oggi ce ne sono oltre 4 milioni e molti sono involontari e lavorano guadagnando solo 11mila euro lordi l’anno. Sono poveri che lavorano".
Con il referendum "non chiediamo un ritorno al passato, perché tutti devono avere gli stessi diritti. È una questione politica, sindacale ed economica. Mi rivolgo anche alle imprese che devono battersi contro la logica dell’appalto e del lavoro nero. La nostra non è una battaglia di difesa, ma una battaglia per affermare un altro sistema di diritti del lavoro".
E si rivolge alle forze politiche: "Se vuoi recuperare la rappresentanza, devi tornare ad ascoltare le persone e i loro bisogni, ammettere gli errori con umiltà".
E in merito alla segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein: "Chi ha scelto lei come segretaria, che aveva l’abolizione del Jobs Act nel suo programma, ha già detto che è necessario rimettere al centro il lavoro. La democrazia si fa con il voto - conclude il segretario della Cgil -. Per questo vogliamo portare al voto del referendum almeno 25 milioni di persone".