Pesaro, 24 dicembre 2024 – Sui 2,2 milioni di euro di gettito fiscale in più che il Comune di Pesaro incasserà avendo aumentato l’aliquota Irpef (per i redditi tra i 9mila e i 15mila euro l’anno), l’Imu e la tassa di soggiorno, ieri in Consiglio comunale, c’è stata la resa dei conti. In senso stretto. A farli è stata la consigliera di Fratelli d’Italia Cristina Canciani, commercialista: “Prendiamo l’Imu – ha osservato – di un negozio in via Giolitti con una rendita di 2020 euro. Con la soppressione dell’aliquota agevolata, per cui si passerà dallo 0,96 all’1,06, avremo un aumento di 117 euro annui, da 1120 a 1237 euro. Un negozio in via Branca avrà un aumento di 168 euro. Se prendiamo un piccolo capannone di una ditta artigiana che paga ora 2.430 euro si passerà a 2.684 euro: un aumento di 254 euro”.
Analizzando l’addizionale Irpef “a fronte di un reddito di 14mila euro – ha osservato –, una famiglia monoreddito che prima era soggetta all’aliquota 0,60 ora passerà allo 0,80: avrà un aumento di 28 euro. Potrebbero sembrare cifre irrisorie, ma per chi fatica ad arrivare a fine mese non lo sono”.
Canciani ha stimato anche l’aggravio per chi ha un reddito da 27mila euro: “Se prima applicavamo due scaglioni (lo 0,60 e 0,71), ora passando allo 0,80, si passa da 163 a 216 euro con un aumento di 53 euro annuo. Per un reddito di 32 mila euro l’aggravio sarà di 55 euro; per 45mila euro sarà di 58 euro”. Canciani ha fatto una stima anche riguardo l’aumento della Tari: “Si dovrebbe passare dal primo gennaio 2025 ad un aumento, per quanto riguarda le famiglie, mediamente di 20/30 o 40 euro a seconda di componenti e metri quadrati. Mentre per un negozio di 70 metri quadrati che già paga 740 euro, si avrà un aggravio di 59 euro; tornando al capannone artigiano che non paga poco di Tari, cioè 3400 euro, avrà un aumento di 278 euro. Facendo la somma tra Imu e Tari, l’artigiano finirà con il pagare circa 6mila euro”.
Il prospetto fatto da Canciani è oggettivo, ma la lettura politica resta opposta. Il centrodestra sottolinea la pessima scelta di attuare un rincaro mentre il centrosinistra conferma la necessità di intercettare risorse: “I 30 euro di aumento annuo che grava sulla famiglia in difficoltà – ha concluso Marco Perugini, capogruppo Pd – non valgono l’eventuale servizio che noi avremmo dovuto togliere. Meglio spalmare ridotti sacrifici su tutti, piuttosto che tagliare le agevolazioni a tanti servizi come lo scuolabus a cui la fiscalità generale permette di accedere proprio alle famiglie con meno possibilità economiche”.