Pesaro 8 ottobre 2023 - Un'estate che si chiude con molti dubbi e poche certezze. Anche perché non ci sono ancora i numeri ufficiali degli hotel, pieni, mezzi pieni o quasi vuoti. Molte delle teorie avanzate in primavera sono finite nel bidone dell'immondizia. Ma certamente un’estate che ha fatto discutere soprattutto per una cosa: i forti rincari che in tanti si sono ritrovati davanti quando arrivava il conto del ristorante. Per molti – e sono tanti – una categoria che avrebbe fatto il pieno in tutti i sensi.
"L’apparenza inganna – dice il presidente provinciale dei ristoratori Mario Di Remigio – perché chi è stato bravo molto rispetto allo scorso anno ha avuto un 10% in meno di clientela. Altri anche il 30%”. Chi è andato peggio? “Sicuramente gli stagionali e cioè quelle attività che sono a ridosso delle spiagge anche perché non c’è stato turismo e con agosto, che è andato benino, non sono riusciti a coprire giugno e luglio che è andato male”. Voi ristoratori dite che non è andata bene, la gente chiama il giornale per dire invece che i prezzi sono cari e non si trova posto. Chi non la racconta giusta? “Il problema è molto complesso e più difficile da spiegare di quello che appare”. In che senso? “Prendiamo per esempio il listino prezzi che ha subito mediamente degli aumenti che però nascono soprattutto dal rincaro della materia prima ed anche dai costi energetici che fino allo scorso anno incidevano poco. Adesso non è più così. Poi... perché c’è anche un poi”. E sarebbe? “Non è più come nel post Covid, due anni in cui la gente non usciva e non spendeva: quando è finita la pandemia la gente andava al ristorante e aveva i soldi in tasca”. Cosa è cambiato? “Che i soldi sono diminuiti perché è rincarato tutto e quindi sono stati tutti molto più attenti. Per questa ragione l’occhio inganna perché è difficile trovare a tavola persone che fanno le classiche mangiate come una volta e cioè primo, secondo e via dicendo. Oggi molti si limitano ad una portata”. La concorrenza ha inciso? “Diciamo che i coperti, messi assieme tutti i ristoranti, sono intorno ai 5mila, ma sopra poi bisogna aggiungerci tutti quei locali che hanno aperto, e sono tanti, che offrono un bicchiere di vino accompagnato da uno stuzzichino, quindi c’è l’aperitivo lungo. Tutti luoghi dove vanno a concentrarsi soprattutto i giovani che sono poi quelli con una minore capacità di spesa. Comunque possiamo anche raddoppiare ed arrivare a 10mila teorici coperti su una città che sfiora i 100mila abitanti. Ma di questi quelli che vanno al ristorante soprattutto il sabato e la domenica, sono intorno ai 5mila. Molti sono quelli che restano a casa a mangiare”. Poco turismo, diceva. Ma di che genere? “Gli stranieri pochissimi anche perché l'alluvione ha pesato sotto il profilo della comunicazione e sono stati molti gli italiani che sono andati all’estero. Qui c’è stata una villeggiatura che arrivava dall’entroterra e magari dalle regioni vicine. Comunque un turismo mordi e fuggi”. Su 47-48 hotel oltre una decina facevano solo pernottamento e prima colazione. Tutti gli ospiti a cena fuori... “Sì, ma andate a vedere quanto queste strutture hanno perso. Si parla di cali che viaggiano tra il 30 e il 40 per cento rispetto allo scorso anno”. Se l’apparenza non inganna in quanti alzeranno bandiera bianca, tirati i conti della stagione? “Io penso che quelli che sono in maggiore difficoltà sono quelli che hanno fatto ristorazione a ridosso delle spiagge e cioè gli stagionali. Poi c’è stata anche una contraddizione”. E sarebbe? “Chi per esempio ha lavorato bene ha avuto difficoltà oggettive anche volendo aumentare la clientela” Perché? “Per mancanza di personale”.