GIOVANNI VOLPONI
Cultura e spettacoli

A Urbino incanta Federico Barocci, il direttore dei musei italiani: “La mostra dell'anno”

Oltre 80 opere del genio precursore del Barocco esposte nella Galleria Nazionale. Molte prestate eccezionalmente dai musei di tutto il mondo: da New York a Londra, dal Louvre ai Vaticani, passando per Uffizi e Prado

La mostra evento su Federico Barocci alla Galleria Nazionale di Urbino, visitabile fino al 6 ottobre

La mostra evento su Federico Barocci alla Galleria Nazionale di Urbino, visitabile fino al 6 ottobre

Urbino, 18 giugno 2024 – Una mostra che fa ‘maraviglia’, proprio come facevano rimanere a bocca aperta le tele di Federico Barocci già all’epoca dei suoi contemporanei, quando tra il Cinquecento e Seicento, dalla sua bottega urbinate inviava quadri a mezza Europa, ovunque richiestissimi e ricercatissimi. Addirittura San Filippo Neri, amico personale del pittore, rimaneva in estasi davanti alla Visitazione dipinta appositamente per la sua chiesa di Roma. E oggi, dopo l’inaugurazione dell’esposizione ‘Federico Barocci. L’emozione della pittura moderna’ a Palazzo Ducale di Urbino, la prima che la città natale gli dedica, è quanto mai vero che di fronte alle sue immagini si resta senza fiato. Un’ottantina le opere esposte, tra cui i maggiori capolavori, molti di essi prestati eccezionalmente dai musei di tutto il mondo, da New York a Londra, dal Louvre ai Vaticani, passando per Uffizi, Prado, Vienna.

Insomma una mostra epocale, aperta fino al 6 ottobre, che il direttore generale dei musei italiani, Massimo Osanna, non ha esitato a definire “La mostra dell’anno”, compiacendosi del fatto che “nasce dalla ricerca, con solide basi che vanno avanti da tre anni grazie ai curatori e a un solido team, che tra l’altro è impegnatissimo in corposi ed epocali lavori di riallestimento e ampliamento dell’intera Galleria Nazionale di Urbino”. Presenti a palazzo ducale, tra un pubblico di centinaia di persone, numerosi ospiti di rilievo, oltre a Osanna: il presidente del consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici Gerardo Villanacci, l’assessore regionale alla cultura Chiara Biondi, le autorità civili e militari cittadine, e i co-curatori, ovvero il direttore Luigi Gallo, la professoressa Anna Maria Ambrosini Massari, gli storici dell’arte Giovanni Russo e Luca Baroni.

La mostra si articola in sei nuclei narrativi, declinati secondo un ordinamento che lega la successione temporale dell’opera di Barocci a una presentazione diacronica organizzata seguendo i diversi temi della sua pittura.

La mostra evento su Barocci a Urbino
La mostra evento su Barocci a Urbino

Prima sala: ritratti e autoritratti

Si parte nella prima sala dalla disamina del contesto culturale in cui l’artista si forma e lavora, analizzato tramite l’Autoritratto giovanile e l’Autoritratto senile (Firenze, Galleria Palatina), i ritratti dei personaggi più rappresentativi della corte e del suo principale committente cui è legato da un intimo rapporto di amicizia, il duca Francesco Maria II Della Rovere (Firenze, Galleria Palatina). Qui saranno presentati i capolavori della ritrattistica baroccesca insieme al magnifico dipinto La Madonna della gatta (Firenze, Uffizi), realizzato per il duca, in cui il profilo del Palazzo Ducale cristallizza il legame del pittore con la sua città natale.

Seconda sala: le grandi pale d’altare

Nella seconda sala si affronta il tema della composizione delle grandi pale d’altare realizzate con innovativi effetti di notturno che rivoluzionano la tradizione cinquecentesca con gli inediti bagliori cromatici che accompagnano alcuni capolavori, come la maestosa Deposizione eseguita per la cattedrale di San Lorenzo di Perugia, la Madonna di San Simone della Galleria Nazionale delle Marche o le due straordinarie realizzazioni romane come la Visitazione alla Chiesa Nuova (che torna per la prima volta a Urbino dal 1609 quando Barocci la inviò a Roma) e l’Istituzione dell’Eucarestia alla Minerva.

Da sinistra Luigi Gallo, direttore Galleria Nazionale di Urbino, Massimo Osanna, direttore generale Musei Italiani, Anna Maria Ambrosini Massari co-curatrice
Da sinistra Luigi Gallo, direttore Galleria Nazionale di Urbino, Massimo Osanna, direttore generale Musei Italiani, Anna Maria Ambrosini Massari co-curatrice

Terza sala: gli affetti

La terza sala è dedicata al tema degli affetti, della natura e delle emozioni con i dipinti di piccola dimensione destinati alla devozione privata in cui più evidenti risultano i ragionamenti di Barocci sulle intime relazioni fra i personaggi ed il loro rapporto con una natura intrisa di sentimento. Qui saranno presentati i magnifici Cristo appare alla Maddalena (Firenze, Uffizi), in cui il profilo di Urbino porta le scena sacra nell’ambito familiare della capitale feltresca, la Madonna delle Ciliegie (Pinacoteca Vaticana), dove il dolcissimo paesaggio primaverile accoglie la rappresentazione dell’amore familiare, la Sacra Famiglia del gatto (National Gallery di Londra), in cui i protagonisti sono rappresentati in una sala che richiama gli ambienti del palazzo urbinate, la Madonna di San Giovanni (Galleria Nazionale delle Marche), dipinto dopo il ritorno da Roma come ex voto per la guarigione, la Natività (Museo del Prado di Madrid) e ancora i magnifici San Girolamo penitente e San Francesco, rispettivamente dalla Galleria Borghese e dal Metropolitan di New York, in cui personaggi appaiono estatici in un paesaggio struggente.

Quarta sala: la grafica

La quarta sala è dedicata alla grafica di Barocci, con una scelta significativa di disegni, cartoni, incisioni provenienti dalle maggiori raccolte nazionali e internazionali.

Quinta sala: dalla bozza all’opera finita

Nella quinta sala è possibile ammirare le composizioni dalla loro fase preparatoria all’opera finita, saranno presenti l’Annunciazione conservata in Vaticano, esposta vicino a diversi fogli elaborati per la sua realizzazione, la straordinaria Fuga di Enea da Troia (Roma, Galleria Borghese), affiancata al cartone preparatorio conservato al Louvre, l’unica opera a tema mitologico di Barocci, in cui gli elementi ereditati dalla tradizione raffaellesca sono riletti con un nuovo pathos che ispira il ragionamento che sul dipinto fece Bernini e infine la Deposizione di Senigallia, che dal 1608 – anno della fine dell’intervento di ‘restauro’ operato dallo stesso Barocci – torna a Urbino, con accanto il suo bozzetto preparatorio conservato al museo.

Sesta sala: ultime opere

Nella sesta sala sono presentate le ultime opere del pittore risalenti al primo decennio del Seicento, nelle quali il colore diventa pura emozione cromatica anticipando alcune soluzioni che contraddistinguono l’arte barocca: fra queste la Beata Michelina (Pinacoteca Vaticana), la Madonna del Rosario (Senigallia), l’Assunzione della Vergine (Galleria Nazionale delle Marche), e la Presentazione della Vergine al Tempio (Roma, Chiesa Nuova).