Il Rof 44 salpa da questa sera dall’approdo sicuro che gli ha consegnato la storia per affrontare il mare più insidioso del Rossini sconosciuto. Forse come mai con un cartellone impegnativo come in questa edizione che vede "Eduardo e Cristina" (a destra) ultima opera del catalogo in prima moderna; la ripresa di "Aureliano in Palmira" e dopodomani la pochissimo frequentata "Adelaide di Borgogna". Potrebbe sembrare una sorta di suicidio annunciato, ma dalla sua tolda il capitano e sovrintendente, direttore dell’Accademia Zedda, Ernesto Palacio, è sicuro della navigazione intrapresa: "Il Rof è nato per questo, per far conoscere il Rossini meno conosciuto".
Palacio, non pensa che questi tre titoli vi abbiano poco premiato ai botteghini?
"Nello scegliere queste tre opere non abbiamo certo pensato ai biglietti. Vede, cedere ai titoli ’sicuri’ tipo Cenerentola, Barbiere di Siviglia, è facile. Ma quelli li possiamo ascoltare ovunque in Italia e nel mondo. Queste opere no. E’ nostro dovere riproporle, farle riemergere, far conoscere l’intera opera rossiniana".
Nei giorni scorsi lei ha ammesso un sensibile calo nelle prevendite rispetto alle precedenti edizioni.
"La nostra è sempre una previsione prudente; cerchiamo di essere più realisti che trionfalisti. E’ innegabile che quest’anno il festival soffra, come altri del resto, per la difficile congiuntura internazionale: la guerra, l’inflazione, i tassi di interesse, la recessione di alcuni paesi. Tutti fattori che hanno un po’ scoraggiato il nostro pubblico che è prevalentemente internazionale. Non è solo il Rof a soffrire; è un fatto che riguarda molti teatri, basta vedere come anche a Verona il concerto di Placido Domingo che, pure si presentava come un avvenimento, aveva poco pubblico. Ma io sono fiducioso. Le nostre tre principali produzioni sono bellissime e credo che qualcosa si smuoverà nelle prossime ore e nei prossimi giorni".
La Vitrifrigo Arena è diventato quest’anno il teatro dei teatri. Lei non ha mai nascosto le sue simpatie per questa struttura che il pubblico del Rof detesta.
"Non credo di aver detto eresie. La struttura è grande, ben attrezzata, con tanti spazi, un’ottima acustica parcheggi e servizi. Ci si lavora bene e possiamo concentrare risorse e maestranze in un unico posto. Certo non ha la magia del teatro ed ha costi elevati (affitto, energia per l’aria condizionata, navette). Credo e spero che si possa tornare al Teatro Rossini ed avere presto disponibile anche il PalaScavolini e riavere un po’ più avanti l’Auditorium Pedrotti: questo ci consentirà di tornare completamente in centro e accontentare il pubblico".
Lei è famoso per saper scegliere sempre le migliori voci sulla piazza. Quest’anno chi ci segnala?
"Abbiamo un sacco di importanti debutti ed altre voci importanti già conosciute al Rof e dunque non voglio tralasciare nessuno. Ma due nomi tra gli altri mi permetto di farli in base agli applausi sentiti alle generali: Anastasia Bartoli e Sarah Blanch".
E il prossimo anno?
"Ricorre il 40° della restituzione al mondo de Il Viaggio a Reims. Ci sarà quello dell’Accademia ma anche uno Viaggio ’special’ di cui parleremo più avanti".