Vuelle, capire in fretta la radice del disastro

Un problema di approccio mentale o un errore nell’impianto di squadra? Meglio chiarirlo, finchè c’è ancora tempo per rimediare

Vuelle, capire in fretta la radice del disastro

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Lo schiaffone preso da Vigevano, che ha già fatto saltare il fattore campo, ha risvegliato lontani ricordi. Stagione 2006/2007, serie A2 con girone unico, una promozione al termine della regular-season, l’altra dopo i playoff. La Scavolini Spar, neo-promossa dalla serie B con Myers capitano, cominciò il campionato con tre sconfitte consecutive. E s’era già alzato il polverone. Poi sappiamo com’è finita, promossa partendo dal 5° posto, perdendo una sola partita di playoff sulle 10 giocate, gara1 di finale con Pavia. Lungi dall’essere consolatorio, un flash-back prezioso per ricordarsi che le partenze non sempre sono indicative di cosa combinerà una squadra lungo il cammino.

Ma di una cosa bisogna essere sicuri: aver costruito l’impianto giusto. Coach Sacripanti, ha puntato sulla trazione anteriore firmando come americani play-guardia e ala, sicuro che siano gli esterni a decidere le partite nell’era del basket moderno. Spesso è così e sempre più raramente un pivot gioca i palloni decisivi, ma se non hai sotto qualcuno che prenda i rimbalzi non ci arrivi nemmeno a giocarti i tiri decisivi. Dunque quei 10 rimbalzi in meno conquistati contro Vigevano sono un campanello d’allarme pericoloso: soprattutto perché ne ha presi 7 Leardini (carriera passata in B) quasi gli stessi conquistati dal pivottone Oduro (8). La dimostrazione che i rimbalzi non sono sempre e solo una questione di stazza, altezza o elevazione, ma di volontà, desiderio e reattività. Magari pure di tagliafuori, se fatto bene. Difatti ne ha presi 8 pure Stefanini, la guardia che ha spedito 24 punti nel canestro della Vuelle. Gliene aveva già fatti 36 al torneo di Lignano Sabbiadoro (con un overtime, ma sono sempre tanti) ma evidentemente la lezione non era stata sufficiente.

Ora, vogliamo sperare tutti che sia stato solo un approccio superficiale, nato dal pensiero che tanto, in modo o nell’altro, questa partita la si portava a casa. Una volta rimessa sui binari, sul 30-30 del secondo quarto, la gara era tutta da giocare, come fosse zero a zero. E’ lì che la Vuelle è stata imperdonabile: è partita soft, ma l’aveva rimessa in piedi e non doveva farsi trovare un’altra volta distratta. Se invece non è una questione mentale, se ci sono dei problemi tecnici, ad esempio di un playmaking che non riesce a coinvolgere a dovere i compagni, tanto che si sono viste più giocate individuali che collettive, sarà meglio chiarirlo in fretta. Perché in questi due mesi, con le infrasettimanali, ci sono un sacco di punti sul piatto e avere dei dubbi sul proprio impianto di squadra sarebbe grave.

Elisabetta Ferri