Primi tre giorni di libertà per Luca Varani, pesarese, 47 anni compiuti a gennaio: il giudice di sorveglianza gli ha concesso un permesso premio. Varani, ex avvocato, è in galera dal 16 aprile del 2013: ultimo cella, quella del carcere di Pescara, in cui rientrerà a permesso finito. Deve scontare 20 anni – la sentenza è definitiva – come mandante dell’aggressione con l’acido avvenuta quello stesso 16 aprile 2013. Un albanese, Rubin Talaban, classe 1982, gettò in faccia alla ormai ex fidanzata di Varani, Lucia Annibali, avvocatessa anche lei, un barattolo di acido che le devastò il volto. Erano le 21 e 30, Varani stava giocando a calcetto, poco lontano. Quell’acido era la punizione: Lucia da mesi cercava di liberarsi di quell’amore violento, Varani per questo la volle punire.
Il permesso premio di Varani sarabbe iniziato sabato scorso, e finirebbe oggi. Dove abbia trascorso questi tre giorni l’ex avvocato, non si sa. Forse dai suoi (il padre, Francesco, abita a Fano).
Lucia abita da anni a Roma. È stata avvertita dalle forze dell’ordine, come prevede la legge, del fatto che la persona ritenuta il mandante di quella aggressione fosse tornato in libertà. Lucia non vuole commentare il permesso premio del suo persecutore. Si limita a dire: "Sono a Roma. Non so dove lui sia stato in questi giorni. Paura? Adesso no". Lucia è a Roma da circa 10 anni, la sua famiglia – ha i genitori e un fratello – a Urbino.
Varani dal 2013 è stato detenuto in diversi carceri – oltre a Pesaro, Teramo e Roma (Rebibbia) – prima di arrivare a Pescara. E il fine pena per lui scadrà, a meno di imprevisti, ben prima del 2033, la somma dei 20 anni di pena dal 2013. Come detenuto che ha mantenuto in questi anni la buona condotta, ha infatti diritto a uno sconto di pena di 45 giorni ogni sei mesi: per questo, potrebbe raggiungere lo sconto totale di 2 anni e tre mesi, cui si aggiunge l’altro sconto, quello per aver commesso il fatto quando era dipendente, nel suo caso, da cocaina. Entro pochi anni, Varani potrebbe quindi riacquistare una forma di semilibertà, appunto con restrizioni.
La Cassazione lo ritiene colpevole di lesioni gravissime, atti persecutori, tentato omicidio (per il tenativo di manomettere il gas della cucina di Lucia). E lo ha condannato a 20 anni.
Lucia si è dovuta sottoporre a circa venti interventi di ricostruzione facciale per attenuare gli effetti dell’acido di quella sera. E’ un orrore che non potrà mai dimenticare. Ma ha continuato ad andare avanti. In questi anni è stata molte cose: paladina della lotta alla violenza di genere, parlamentare, difensore civico. Di certo è stata più forte della paura e del dolore.