REDAZIONE PESARO

"Urbino sbagliò a cedere la sua acqua anche al comune di Vallefoglia"

Michele Felici, già dirigente del Comune, ripercorre lo sviluppo dell’acquedotto negli ultimi decenni. La conduttura del Monte Nerone doveva essere solo a servizio della città e non concessa ad altri.

Michele Felici, già dirigente del Comune, ripercorre lo sviluppo dell’acquedotto negli ultimi decenni. La conduttura del Monte Nerone doveva essere solo a servizio della città e non concessa ad altri.

Michele Felici, già dirigente del Comune, ripercorre lo sviluppo dell’acquedotto negli ultimi decenni. La conduttura del Monte Nerone doveva essere solo a servizio della città e non concessa ad altri.

Il momento più critico della mancanza d’acqua è passato da non molti giorni, e quasi la gente pare essersene dimenticata. Non Michele Felici, già dirigente dell’ufficio tecnico di Urbino, che ci invia questa lettera aperta al sindaco Gambini. "Ricordo i tempi di quando in Urbino veniva razionata l’acqua e la gente brontolava per i disagi e perché la fontanella vicina ne erogava più della propria e quando qualsiasi progetto di sviluppo di comune o università affondava nella mancanza di acqua. Allora si utilizzava tutta l’acqua proveniente dal vecchio acquedotto della Cesana, che giungeva in Urbino nella centralina di Lavagine; venivano captate tutte le sorgenti delle località Ca’ Ciccolina e Mulinelli e qui veniva realizzata una centrale di sollevamento con potenti pompe. Nonostante tutto, la disponibilità idrica non era sufficiente e così vennero realizzati i pozzi di Ca’ Spadone e infine, nel 1993/1994, il potabilizzatore che oltre ad essere alimentato dal sub alveo del Metauro riceveva l’acqua del Candigliano con una linea che dallo scarico della centrale Enel del Furlo giungeva al potabilizzatore percorrendo un tratto della ferrovia dismessa. Con la soluzione del problema idrico, Urbino ha un certo sviluppo e anche l’università attua i suoi piani; nel frattempo (1999) viene completato l’acquedotto del Nerone e, raggiunta la sufficienza idrica, vengono alimentate le frazioni di Cavallino, Pieve di Cagna, Girfalco, Calzapalla, Ca’ La Lagia, Montesoffio, San Cipriano e infine Schieti, ponendo la condotta nella galleria del treno (semi crollata) che la collega a Trasanni".

"Ora lei, signor sindaco, nel 2018 ha firmato (riscuotendo anche i denari) il contratto di cessione a MMS dell’acquedotto del Nerone senza preoccuparsi di far rispettare la norma che poneva quella struttura al servizio di Urbino. Nel 2022 inoltre ha approvato il potenziamento (avete evitato di dire che era un ampliamento) di questo acquedotto portando l’acqua al comune di Vallefoglia e così, anche per la cattiva manutenzione e il non utilizzo delle vecchie strutture, Urbino è ritornata ad essere in carenza idrica che non si risolve con cisterne poste qua e là. Quando io (turista, studente o cittadino) apro il rubinetto e non viene l’acqua, giudico male l’amministrazione e, se posso, evito di frequentare una città con questi disservizi. Io, da cittadino, ritengo che ciò che lei ha fatto con l’acquedotto sia un atto di arroganza, una mancanza di rispetto verso tutti noi; questo non può essere cancellato con il discorso del pozzo del Burano che eventualmente doveva essere richiesto da Vallefoglia prima di pretendere l’acqua che nemmeno noi abbiamo e che lei gli ha concesso. Sindaco, pensi ai suoi cittadini prima di essere il servitore di altri a discapito nostro. Con la speranza che tutti manifestino il loro dissenso su ciò che ha fatto e con la speranza che qualcuno (come l’assessore Elisabetta Foschi che nel 2017 prese una posizione contraria alle sue decisioni) le indichi cosa deve fare, le auguro un buon lavoro", conclude nella sua lettera Michele Felici.