REDAZIONE PESARO

Urbino diventa un “faro“ per l’aborto in Italia

Il percorso effettuato per le interruzioni di gravidanza farmacologiche ha attirato anche l’attenzione della televisione nazionale francese

Il dottor Leone Condemi direttore dell’Unità oerativa complessa di Ginecologia e Ostetricia

Il dottor Leone Condemi direttore dell’Unità oerativa complessa di Ginecologia e Ostetricia

L’ospedale di Urbino si conferma un’eccellenza per le interruzioni di gravidanza farmacologiche e il percorso proposto dall’Unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia diventa oggetto di un documentario girato da ARTE Canale 5.

L’emittente culturale francese è entrata per tre giorni nella vita del dottor Leone Condemi, direttore del reparto, seguendolo per raccontare il lavoro fatto da lui e dal personale sanitario in corsia e fuori, concentrandosi particolarmente sugli aborti effettuati non per via chirurgica, attività per cui il Santa Maria della Misericordia spicca, nelle Marche e in Italia.

"France 5 ha lavorato su tre personaggi legati all’interruzione di gravidanza: una dottoressa di Roma che ha combattuto per la legge 194, un caso di malasanità a Napoli e un ospedale di provincia eccellenza nell’interruzione farmacologica – spiega Condemi –. Hanno saputo di noi grazie a un articolo di Repubblica e a un riconoscimento dell’Università Bocconi (che ci ha dato soddisfazione), quindi sono venuti qui per registrare, autorizzati dall’Azienda sanitaria. Il documentario andrà in onda a febbraio".

L’articolo citato da Condemi è uscito nel giugno scorso e indica Urbino come un "faro nelle Marche degli anti-abortisti". Attualmente, al Santa Maria della Misericordia, tra i 9 medici del reparto di Ginecologia e Ostetricia c’è un solo obiettore, dato che pone la struttura ai vertici, a livello regionale, dove ci sono pure ospedali con il 100% di obiettori. "Anche questa è una particolarità dell’ospedale di Urbino, che ci permette di organizzare bene i percorsi – prosegue Condemi –. I dati definitivi del 2024 devo ancora averli, ma ci aggiriamo sulle 120-130 interruzioni, di cui oltre la metà, tra il 60 e il 70%, per via farmacologica. Una percentuale maggiore rispetto alla media regionale e anche rispetto ad altre regioni. Questo grazie a un percorso collaudato col territorio per fare diagnosi di gravidanza e volontà d’interruzione, che parte dai consultori – con cui stiamo costruendo una rete sempre più efficace di comunicazione e riscontro –, arriva in ospedale e poi riporta nei consultori. La legge consente di farla entro le prime sette settimane, dopodiché è possibile solo per via chirurgica".

Il reparto urbinate sta però crescendo anche nell’attività chirurgica oncologica e di patologie benigne: nel 2024 si sono superati i 40 i tumori operati, quasi uno a settimana, cifra che Condemi considera alta per Urbino: "Sempre più pazienti ci scelgono per il lavoro oncologico, molte anche dalla costa. Ciò è legato all’aver avuto sale operatorie e personale – che fa un grande lavoro – in aggiunta, oltre all’aiuto che ci dà l’ospedale. In questi anni stiamo notando una maggiore incidenza dei tumori all’endometrio, che però è un fenomeno di livello mondiale, legato all’ambiente, all’alimentazione, alla maggior età media e a una più lunga sopravvivenza, e una crescita dei tumori della mammella. Viceversa, cosa ottima, c’è una riduzione drastica dei tumori al collo dell’utero, legata alla vaccinazione al papilloma virus e allo screening".

Nicola Petricca