GIOVANNI VOLPONI
Cronaca

"Un’ora per le interrogazioni non basta"

Le opposizioni contro la decisione di contingentare il tempo durante i consigli comunali. "Ne abbiamo già tante accumulate"

Da sinistra, Federico Scaramucci, Vincenzo Pompilio, Maria Francesca Crespini e Lorenzo Ugolini

Da sinistra, Federico Scaramucci, Vincenzo Pompilio, Maria Francesca Crespini e Lorenzo Ugolini

"No al bavaglio, sì al confronto". La minoranza usa uno slogan, ma in sostanza chiede al sindaco Gambini che faccia marcia indietro sulla modifica al regolamento del Consiglio Comunale che verrà votata alla prossima seduta prevista martedì. Nel nuovo regolamento si adotteranno tutte le modifiche che sono state proposte all’ultima Commissione Affari istituzionali, e decise con l’accordo bipartisan di tutti i gruppi, ovvero varie riduzioni del minutaggio dei vari interventi, al fine di snellire i “consigli-fiume“ a cui ci siamo abituati dalla scorsa estate. Ma una modifica era stata stralciata, col beneplacito di tutti: si trattava di limitare ad un’ora totale il tempo riservato alle interrogazioni della minoranza.

Dopo una discussione in commissione, si era deciso di lasciare tutto così com’è ora, ovvero un’ora all’inizio e poi altro tempo, a oltranza, in chiusura di seduta. "Ma mercoledì – spiega Vincenzo Pompilio (Bene Comune) – leggendo la proposta di modifica che ci è stata inviata preventivamente al Consiglio della prossima settimana, abbiamo trovato con sorpresa di nuovo il limite di un’ora alle interrogazioni. Si tratta di uno strumento di democrazia, di controllo, vigilanza che l’opposizione fa anche raccogliendo le istanze dei cittadini e portandole come stimolo in Consiglio. La limitazione a un’ora lede fortemente il dibattito; siamo al paradosso che c’è un ostruzionismo da parte della maggioranza verso la minoranza. Se a Gambini piace fare il sindaco autorevole, qui si sta arrivando all’autoritarismo".

Maria Francesca Crespini (Futura) parla di svuotamento di significato delle commissioni: "Se ciò che emerge, tra l’altro in piena sintonia e all’unanimità, viene emendato d’ufficio dal sindaco, che significato ha mantenere le commissioni consiliari? Valuteremo a questo punto la nostra permanenza all’interno di esse. Avevamo proposto al sindaco di aumentare la frequenza dei Consigli, ad esempio farne uno al mese dedicato alle interrogazioni, ma non è stato accettato. Già ci sono un sacco di atti ispettivi accumulati, quindi non è possibile ogni volta rimandare quelli non esaminati al mese dopo alla prossima adunata. Se non sarà allungato il tempo, faremo le nostre domande in piazza e nei media".

Aggiunge Federico Scaramucci (Pd): "Dopo aver zittito l’opposizione interna vogliono zittire la minoranza, ma è un atto di debolezza che denota solo una fuga dal confronto". Per Lorenzo Ugolini (Pd), "Avere un consiglio comunale più largo, dalla scorsa estate, comporta delle conseguenze di aumento di tempi e di maggior rappresentanza che vanno accettate. Non si può pensare di fare dei consigli più sbrigativi di prima". Pompilio conclude con due appelli: "Chiediamo al presidente Mechelli, anche presidente della Commissione Affari Istituzionali, di essere garante dell’accordo unanime preso in commissione. E chiediamo soprattutto che il sindaco si metta una mano sulla coscienza, dia dignità al consiglio comunale e ci ripensi. Anche lui c’era in commissione e concordava con tutti noi: faccia un passo indietro a favore della democrazia".

Giovanni Volponi