REDAZIONE PESARO

Unni e Vandali, hanno cambiato la nostra storia

Le invasioni barbariche furono in parte causate dall'ascesa e declino degli Unni, che spinti dalla fame di potere, costrinsero altri popoli a riversarsi sull'Impero romano d'Occidente.

Gli Unni, parte prima. Una delle cause delle cosiddette “invasioni barbariche“ fu provocata dall’ascesa e dal declino della potenza unna, che entrò in collisione con l’Impero romano d’Occidente. Nell’estate del 376, cento anni prima della caduta dell’Impero d’Occidente, Tervingi e Greutungi oltrepassarono il Danubio ed entrarono nell’impero.

Non avevano intenzione di invadere, furono spinti dalla calata degli Unni, che misero a ferro e fuoco le loro terre. Stessa motivazione spinse Alani, Vandali e Svevi, nel 406, a superare il Reno e a riversarsi nelle pianure europee. Non va dimenticato come Radagàiso invase l’Italia nel 405, a capo di una vera e propria "orda" di barbari formata da Goti, Alamanni, Vandali, Svevi, Burgundi. Il momento fu talmente difficile che ancora oggi, trascorsi 1600 anni, se qualcuno "spacca" qualcosa lo definiamo un "vandalo". La stessa calata di Radagàiso fu dovuta alla spinta unna. Gli Unni stazionavano nel Caucaso.

Tra il termine del IV e l’esordio del V secolo, essi si spostarono velocemente, per occupare la pianura Ungherese. La crescita del potere degli Unni spiega questa seconda ondata di invasioni barbariche. Il decennio compreso tra il 440 e il 450 fu l’epoca di Attila. Non nascondo che, sebbene io sia uno storico, nominando “Attila“ il mio pensiero corra alla fortunata, per quanto goliardica, pellicola del 1982 di Castellano e Pipolo con un furoreggiante Diego Abatantuono. Eppure gli Unni erano stati anche pagati dai romani (la generazione prima di Attila), per cercare di contenere gli altri barbari, oltre confine. Nelle tombe dei germani l’oro prese a diffondersi, più abbondantemente, proprio ai tempi di Attila, poiché l’unno, tenendo sotto ricatto l’impero, si faceva corrispondere ingenti quantità di metallo prezioso.

(puntata 305)

Daniele Sacco