C’erano amministratori e cittadini da tre regioni, Marche, Toscana ed Emilia Romagna, ieri a Borgo Pace per discutere del boom di richieste di realizzazione di parchi eolici sui crinali dell’Appennino. Dall’Alpe della Luna ai colli esini sono decine le pale eoliche che minacciano i nostri crinali, alcune delle quali incombono su Borgo Pace e la sindaca Romina Pierantoni ha colto l’occasione per chiamare intorno ad un tavolo tecnici, esperti ed amministratori.
Per il 2030 le Marche dovranno raggiungere i 2.300 megawatt di energia da rinnovabili e le proposte di impianti fioccano. "Intorno a noi c’è la minaccia di pale alte fino a 220 metri poste sul crinale appenninico: sono progetti copia-incolla, fatti da dietro un pc senza nemmeno essere mai stati nei luoghi che si vogliono stravolgere. Questi progetti cascano sulle amministrazioni, spesso piccole e con risorse limitate, e chiedono in tempi brevi pareri che poi hanno poco valore. Se l’Europa impone dei target da raggiungere sulle energie verdi non si cerchi di raggiungere il traguardo sulle spalle dell’entroterra".
Per il 2030 le Marche dovranno raggiungere i 2.300 megawatt di energia da rinnovabili e le proposte di impianti fioccano. I tecnici della Regione Marche hanno spiegato che entro gennaio 2025 la Regione deve identificare le aree idonee per la realizzazione dell’eolico ma i tempi sono stretti. Andrea Carlini, di Italia Nostra, segue l’orizzonte e conta le pale: "L’entroterra è sotto assedio, dall’Alpe della Luna, a Carpegna con tre progetti fino ad Apecchio con due. Parliamo di pale alte dai 180 ai 210 metri, alte più di un grattacielo di Milano che si vedrebbero praticamente da tutti i punti della provincia. Ce ne sono così tanti e disordinati di progetti di aerogeneratori che se autorizzati tutti andrebbero in collisione da quanti sono. Le ditte proponenti, tutte multinazionali, si contendendo i territori senza pensare agli impatti enormi e irreversibili su ambiente e paesaggio".
La chiusura è stata dell’onorevole Antonio Baldelli che ha fatto emergere una questione anche politica: "Anche da questa questione passa la sopravvivenza delle aree interne. Non dobbiamo essere la politica del “no“ ma della visione, le opere evitano lo spopolamento ma vanno capite le criticità che portano. Quello che non serve è l’ambientalismo ideologico: mi aspetto che all’Unione Europea chi vuole cambiare le politiche green abbia il sostegno di tutti quei politici che nei convegni sul territorio dicono che bisogna preservare il paesaggio ma poi di fronte all’Europa cambiano idea".
Andrea Angelini