"La prima cosa che voglio dire è grazie. Grazie al pubblico pesarese per il meraviglioso sostegno, è stato un piacere enorme per me e i miei compagni giocare in un clima del genere".
Il sorriso ritrovato di Simone Zanotti illumina la sala stampa dopo la roboante vittoria contro la Fortitudo. Domenica il lungo torinese, che era stato spesso a disagio in questo primo scorcio di campionato, è stato l’unico insieme ad Ahmad a chiudere in doppia cifra (12 punti con 4/8 al tiro, conditi da 3 rimbalzi, 2 recuperi e 1 stoppata in 23’). Partito in quintetto per scelta tecnica, serviva il suo dinamismo per correre dietro ai mezzi lunghi di Caja, ha trovato anche in attacco il modo di rendersi utile, pur senza trovare l’amata bomba (due i tentativi andati a vuoto). "Mi ritengo molto soddisfatto – dice -: siamo stati bravi a tenere sotto controllo la gara per tutto l’arco dei 40’ e anche quando la Fortitudo recuperava qualcosa non abbiamo mai perso l’inerzia, partendo dalla difesa. Sapevamo quanto ci tenessero la città e il club, ma anche la squadra ci teneva tanto a questa sfida, è sempre stato così a Pesaro quando si gioca contro Bologna. C’era un po’ di tensione alla vigilia ma era positiva, la giusta tensione prima di un grande evento e ci siamo allenati anche meglio, se possibile, di quanto stiamo facendo nelle ultime settimane".
Cosa è cambiato dopo l’ultima sconfitta, quella di Brindisi, tanto da inanellare cinque perle in una collana speriamo ancora lunga, Zanotti non sa dirlo con precisione: "Ma – spiega – ora abbiamo i nostri equilibri. A volte possono venir meno e allora lì arriva Ahmad a metterci una pezza come sa fare lui. Dopo Brindisi abbiamo sentito che bisognava svoltare ma non c’è stato un vero click, semplicemente il lavoro quotidiano alla fine ha pagato".
Zanotti poi analizza i problemi che lo hanno attanagliato sin qui impedendogli di essere quel fattore su cui si contava: "Le mie difficoltà? Fisicamente sono al 100% ma non trovavo il ritmo e così mi è venuta a mancare la fiducia. Anche se dagli altri, sia coach che i compagni, non era mai venuta meno, perciò le responsabilità erano solo mie. Quando giochi partite mediocri in un ambiente del genere, che sa che puoi dare di più, cresce dentro di te la pressione. Era solo una questione mentale".
Molti addetti ai lavori sostengono che il campionato di serie A sarebbe più adatto a lui perché più tecnico e meno basato sull’agonismo, che spesso si trasforma anche in bagarre. Zanotti non scarta l’ipotesi: "Vero, a volte mi è parso quasi più facile giocare al piano di sopra: in A2 il gioco è diverso, l’area più chiusa e giocatori come me possono far fatica. Ma non ho giustificazioni, devo abituarmi alla nuova situazione in questa lega e con la mia squadra".