"Un libro su Andrea Perticari in omaggio a Brancati"

Festeggerà presto ottant’anni "Invecchio felicemente, in mezzo alle mie letture"

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Tra i candidati del "Cittadino dell’anno" c’è il professore di storia e filosofia Giorgio Benelli. Si aspettava di trovarsi in questo elenco?

"No. Sono un tipo molto riservato e schivo, per natura. I miei amici mi rimproverano spesso di stare troppo con i miei "morti", i personaggi delle mie storie. Ho sempre condotto una vita molto ritirata, anche perché molto impegnata. Alle volte mi dico che nella mia vita ho forse solo studiato e preso moglie. Lo studio indubbiamente mi isola, anche se spero di non essere orso. Ho la fortuna di avere una moglie che ha lavorato alla libreria ‘Buona Stampa’ e che mi capisce. Mi ha sempre incitato a studiare; io le ho sempre voluto molto bene e credo di essermi dedicato interamente alla famiglia".

Si aspettava di trovarsi in questo elenco?

"No. Sono un tipo molto riservato e schivo, per natura. I miei amici mi rimproverano spesso di stare troppo con i miei ‘morti’, i personaggi delle mie storie. Ho sempre condotto una vita molto ritirata, anche perché molto impegnata".

Come è venuto a conoscenza di questa nomination?

"Anche il giorno dell’Epifania avevo comprato il Carlino, ma ancora non l’avevo letto. E’ stata mia nipote Stefania a telefonarmi dicendo che il mio nome era sul giornale. Poi ho letto".

E’ risaputo che lei ebbe un rapporto più che quarantennale con il professor Antonio Brancati, che fu il perno della cultura storica pesarese del secondo Novecento. Come è riuscito un giovane appena uscito dall’università ad instaurare questo rapporto con un professore affermato?

"Brancati ammirava in me la passione integrale con cui sentivo la filosofia e dialogava volentieri. Diceva che sentiva fin da ragazzo il bisogno di trovare risposte al senso della vita, ma che non ebbe, al tempo del suo liceo, un professore di filosofia che lo coinvolgesse. In me ammirava il proprio coinvolgimento che non ebbe. Io invece ero colpito dalla sua capacità di leggere storicamente gli avvenimenti. Capii allora con lui che anche il pensiero aveva il suo radicamento nella storia e che la parte dimostrativa veniva dopo. Su tale reciproca passione" si sviluppò l’amicizia, prima, e la collaborazione scientifica, poi". Che tipo di professore è stato Benelli?

"Ho faticato molto a capire la mia attività, specie quando insegnavo Lettere alle medie. In realtà a me l’insegnamento non interessava: io volevo studiare e capire i miei filosofi: Platone, Aristotele, Plotino, soprattutto. Era difficile parlare ai bambini. Ho cercato l’aiuto di alcuni maestri stando nelle loro classi. E ho capito che anche con loro si poteva fare cultura autentica; bastava seguire la loro logica e le loro associazioni mentali. Da allora mi sono sempre divertito a fare scuola. Passato al liceo Mamiani, però, mi sono finalmente trovato a casa mia! E’ stato bello". E i suoi libri?

Ho pubblicato una quindicina di saggi. Sono dedicati alla storia di Pesaro tra Settecento e Ottocento. Ed altri alla filosofia, rimeditando soprattutto Sant’Agostino. Ultimamente in occasione del mio 50° anniversario di matrimonio, ho pubblicato un ‘romanzo filosofico non romanzo’ che ha per titolo ‘In senectute. Un gioco serio’. E’ il libro a cui forse tengo di più. Si tratta di una verifica, fatta ormai in vecchiaia, di 50 anni di pensiero. Il libro ricostruisce le basi contemplative della mia filosofia, ascoltando la voce dell’essere in prose e in poesie".

Fra poco compie 80 anni, cosa fa?

"Sono impegnato in un lavoro su Andrea Perticari, che pubblicherò a nome mio e di Brancati; a suo ricordo. Lo faccio per il signor Franco Signoretti della Xanitalia che presto inaugurerà il restaurato Palazzo Perticari in corso XI Settembre. Poi leggo volentieri letteratura. Da vecchio c’è un altro tipo di comprensione delle cose: più pausato, più pacato e direi anche più dolce. E’ un’esperienza bella. Invecchio felicemente e senza rimpianti".

E i tagliandi?

"Ci pensano mia moglie, i miei tre figli, Chiara che insegna lettere all’Alberghiero; Luca, impiegato in un mobilificio di Borgo Massano ed Angela, insegnante di violino alla Don Gaudiano ed i parenti".

Luigi Diotalevi