REDAZIONE PESARO

Un Barbiere ricordando Zedda. Passerini: "Rossini è energia"

Il direttore d’orchestra al suo debutto al Rof: "In Pizzi ho trovato un alleato, ha una mentalità giovane"

Lorenzo Passerini direttore del “Barbiere di Siviglia“

Lorenzo Passerini direttore del “Barbiere di Siviglia“

di Claudio Salvi

In questo Rof “extralarge“ che offriva due opere tra le meno rappresentate di Rossini (Bianca e Falliero ed Ermione), il sovrintendente Palacio ha cercato di "controbilanciare" l’offerta del cartellone con un frizzante Equivoco stravagante – seppure anche questo titolo poco frequentato dai teatri – ma, soprattutto, con l’opera più famosa del Cigno: il Barbiere di Siviglia in scena stasera (ore 20) alla Vitrifrigo Arena nell’ultima replica. Nel magico allestimento di Pier Luigi Pizzi, l’opera campione di incassi ai botteghini ha convinto tutti. Merito anche della direzione di Lorenzo Passerini. La bacchetta lombarda, al suo debutto al Rof, ha guidato con sicurezza una più che convincente Orchestra Sinfonica Rossini.

Maestro Passerini, dirigere “Il Barbiere“ al Rossini Opera Festival è una grande sfida.

"Vero. L’ho diretto molte altre volte ma farlo a Pesaro, in questo festival, ha un sapore speciale. E’ una commedia perfetta che include però tanto rigore. E noi abbiamo lavorato sull’edizione critica del maestro Zedda, l’ultima quella del 2009. Abbiamo studiato ogni nota, ogni battuta con tutta l’attenzione che merita questa partitura. E’ chiaro c’è anche una chiave interpretativa che un direttore può dare ma quando ci si attiene a ciò che è scritto il risultato non può che essere il migliore".

Un lungo lavoro che immagino abbia coinvolto anche i cantanti.

"Certamente, qui si fanno tante prove come in nessun altro teatro. A volte, come a Berlino mi è capitato di entrare in buca e dirigere la sera stessa senza prove. Qui no. Si è lavorato con un approccio analitico senza scadere in gag. Anche il canto doveva aderire al suono dell’orchestra. L’aria di Basilio ad esempio ha un suono diabolico, cavernoso in cui canto e orchestra debbono andare all’unisono. Oppure l’aria di Figaro con questo suono argenteo, o l’aria di Bartolo; insomma altra tipologia di suono; un’opera come una tavolozza di colori".

Alla vigilia della prima lei ha affermato che Rossini ha inventato un suono che prima non c’era.

"Vero, prenda ad esempio il famoso Crescendo rossiniano. Se lo si analizza non è un semplice fenomeno dinamico, un volume di suono che aumenta quanto piuttosto un cambiamento di suoni, un’aggiunta di strumenti; strumenti che assumono un colore di suono diverso. Rossini per me è sinonimo di energia".

Con la Sinfonica Rossini come si è trovato? E’ vero che ha affittato personalmente degli strumenti?

"Con la Rossini mi sono trovato ottimamente. Si sono messi tutti quanti a disposizione con umiltà ma anche con tanta gioia. E’ stato un lavoro di equìpe con un’orchestra che aveva voglia di fare un Barbiere nuovo. Quanto agli strumenti in affitto sì, è vero, ho voluto fare un lavoro speciale con le percussioni e dunque con tutti gli strumenti previsti, compresa la macchina del tuono, la stessa originale che stava in teatro. Una menzione speciale vorrei farla al pianista Michele d’Elia e al chitarrista Eugenio Della Chiara, due musicisti straordinari".

Dirigere al Rof con un allestimento collaudato e di successo. Com’è andata con Pizzi?

"In questa mia lettura rigorosa in Pizzi ha trovato un alleato, che pure si è divertito tantissimo. E’ un grande uomo di teatro e Rossini è teatro puro. Nonostante i suoi 94 anni ha una mentalità freschissima e giovane e abbiamo lavorato in team".