REDAZIONE PESARO

Turni di 12 ore per 6 giorni su sette Fornaio denunciato per sfruttamento

Multa, maxisequestro e denuncia ai danni del titolare della Unipan Bakery Freeze con sede a San Costanzo. Per i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro, sottopagava 33 dipendenti stranieri, spesso irregolari.

Turni di 12 ore per 6 giorni su sette Fornaio denunciato per sfruttamento

Dal 2016 al 2021 ha risparmiato circa 750mila euro di salari e di contributi, sfruttando il lavoro dei suoi dipendenti. Per questo è finito nei guai Sascha Goffi, titolare della Unipan Backery Freeze srl, azienda di prodotti da forno con sede a San Costanzo. A denunciarlo sono stati alcuni dipendenti, per lo più extracomunitari richiedenti asilo con la necessità di rinnovare il permesso di soggiorno, stanchi di essere pagati molto meno del dovuto (quasi la metà della paga oraria del contratto nazionale), di saltare i riposi, le ferie e anche di lavorare fino a 12 ore di fila, sei giorni su sei. Dopo un anno e mezzo, in cui sono state controllate circa 50 posizioni lavorative (di cui 6 in nero e ben 28 irregolari) l’indagine ispettiva, strettamente connessa con quella giudiziaria, ha consentito di contestare alla società sanzioni amministrative per un importo di circa 30mila euro, accertando un imponibile contributivo di circa 600mila e recuperando circa 200mila euro di contribuzione sociale obbligatoria (Inps e Inail) evasa.

Dopo di che, l’altra mattina i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Pesaro e Urbino hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo di beni emesso dal Gip del Tribunale di Pesaro nei confronti di Goffi, ritenuto responsabile del reato di "intermediazione e sfruttamento del lavoro aggravato in concorso". Beni mobili ed immobili (case, capannoni e persino un Bmw da 25mila euro) per un valore equivalente ai profitti illeciti accertati, ricavati dallo sfruttamento dei lavoratori. I Carabinieri del NiL al comando del luogotenente Fabrizio Notarnicola, a seguito di minuziosi accertamenti patrimoniali condotti, hanno così messo i sigilli a tutto ciò che era intestato all’indagato e alla società, per un valore di 550mila euro con cui pagare i dipendenti. Le indagini condotte con l’ausilio dei carabinieri della Compagnia di Fano hanno infatti consentito ai militari (attraverso complessi servizi di osservazione, controllo e pedinamento, videoriprese, ispezioni, testimonianze) di far emergere le condotte dell’indagato il quale di fatto aveva sfruttato 33 lavoratori (di cui solo tre italiani) reclutati soprattutto tra cittadini richiedenti asilo (4 Guinea, 5 Senegal, 6 Nigeria, 3 Gambia, 7 Mali, Cuba, Pakistan, Macedonia, Niger e Moldavia) in stato di estrema vulnerabilità e indigenza: tra tutti in 5 anni aveva negato 552.514,89 euro di retribuzione, pagando i dipendenti 3,505,50 euro a fronte dei 7.898,75 previsti dal contratto nazionale, senza considerare orari di lavoro, riposi, ferie, con turni anche di 54 ore settimanali e con 12 ore di lavoro al giorno per 6 giorni alla settimana, in condizioni definite "degradanti".

Tiziana Petrelli