REDAZIONE PESARO

"Tumore, diagnosi ritardata". Medico assolto

Medico assolto dall'accusa di lesioni su paziente a Pesaro: lettura errata del pap-test contestata. Paziente chiede risarcimento per ritardo diagnostico. Sentenza attesa.

Medico scagionato (foto d’archivio)

Medico scagionato (foto d’archivio)

Medico dell’ospedale di Pesaro assolto con formula piena dall’accusa di lesioni su una paziente. Lo ha deciso ieri il giudice del tribunale di Pesaro nei confronti di un medico anatomopatologo (M.D.N., difeso dall’avvocato Paolo Biancofiore). Il medico finito sotto processo, secondo l’accusa, tra il 2017 e il 2019 aveva effettuato una lettura errata del vetrino del pap-test.

Questa circostanza, secondo la tesi accusatoria, avrebbe provocato un ritardo nella diagnosi tumorale nei confronti di una signora residente a Pesaro, ora 54enne, che si è costituita parte civile assistita dall’avvocato Vincenzo Siano. La paziente era dovuta ricorrere ad un intervento di isterectomia e aveva presentato una richiesta di risarcimento di 120mila euro tra danni patrimoniali e anche danni morali. La tesi difensiva si è basata sulle risultanze della perizia durante l’incidente probatorio. Secondo il perito l’intervento più invasivo dell’isterectomia era necessario in quanto un’altra scelta chirurgica non sarebbe stata sufficiente a escludere possibili rischi di recidiva.

"La procura ha contestato un ritardo diagnostico di due anni causato da una erronea lettura degli esami – riferisce l’avvocato Vincenzo Siano, legale della parte civile –. Il primo test risultava illeggibile ma era stato refertato negativo mentre il secondo era stato refertato negativo ma era positivo. Si tratta di due pap test effettuati a distanza di un anno, il primo nel 2017 e il secondo nel 2018. Poi, nel 2019, il terzo test era risultato positivo. Ora attendiamo le motivazioni della sentenza". Secondo la signora che aveva denunciato il fatto la lettura errata degli esami aveva comportato un presunto ritardo diagnostico che, anziché consentirle di ricorrere all’intervento meno invasivo, aveva reso necessaria un’isterectomia, ossia l’asportazione totale dell’utero, a causa della progressione della malattia.