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Tumore al collo dell’utero: "Servono più vaccinazioni"

Il nosocomio urbinate è un importante riferimento per prevenzione e cura. Un appello alle nuove generazioni: "Fate anche i test"

Il personale dell’Unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia a. Urbino

Il personale dell’Unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia a. Urbino

Per una prevenzione veramente efficace dal tumore al collo dell’utero non basta l’ottimizzazione del sistema di screening, serve anche aumentare le vaccinazioni contro il papilloma virus. Lo sottolinea il dottor Leone Condemi, direttore dell’Unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Urbino, che evidenzia come "tale tipo di tumore sia in calo", ma parla anche della necessità di raggiungere "almeno l’80% della copertura vaccinale completa.

L’ideale è il 90, ma già anche avvicinarsi a tale cifra sarebbe buono". La somministrazione del vaccino contro l’Hpv è cominciata nel 2007 e ha raggiunto tutte le regioni italiane nell’anno successivo. Si può effettuare dai 12 anni e il ciclo conta tre dosi, anche se di recente alcuni Paesi hanno cominciato a usare un vaccino monodose, autorizzati dall’Organizzazione mondiale della sanità. Inizialmente, le percentuali erano molto alte: le prime ragazze vaccinabili, quelle nate nel 1998, erano stata coperte per il 64,87% a livello nazionale e per il 76,69% a livello regionale, mentre nel 2022, della classe 2010 solo il 38,78% si è vaccinato, dato che scende al 25,36% nelle Marche.

Tuttavia è cresciuto il numero dei ragazzi che si sottopongono al ciclo, indice di un’aumentata consapevolezza che il vaccino all’Hpv sia utile anche per l’altro sesso. Inoltre, per rendere capillare la campagna vaccinale, la Regione Marche ha appena esteso la possibilità di somministrare le dosi anche alle farmacie, affiancandole in via sperimentale a Distretti sanitari, medici di Medicina generale e pediatri di libera scelta, per il periodo che va dall’1 gennaio 2025 al 31 dicembre 2026.

"Quello della portio, a oggi, è l’unico tumore ginecologico prevenibile, grazie allo screening e alla vaccinazione – prosegue Condemi –. La campagna è su base volontaria, ma è fondamentale parteciparvi e su questo deve insistere tanto la Provincia. Il tasso di prevenzione di questo tumore è un indicatore del livello sanitario di una Nazione e la stessa Organizzazione mondiale della sanità si è data l’obiettivo eradicarlo a livello globale".

In miglioramento, però è lo screening: "Dal giugno 2023 è stato ottimizzato – conclude Condemi –. Ora si cerca direttamente la presenza dell’Hpv, nelle pazienti, non più le lesioni create dal virus: se negativo, si effettua di nuovo dopo 5 anni, se positivo, si fa il pap test per vedere se ci siano lesioni. Grazie anche a un laboratorio di colposcopia, qui sono garantite la diagnosi e la terapia precoce in presenza di pap test alterati, così da interrompere la progressione del tumore. Per questo è importantissimo che tutte le donne fino ai 65 anni di età entrino nel percorso di screening".

n. p.