Attirati da facili guadagni hanno investito in azioni di una società che sarebbe solo una scatola vuota. A promuovere gli investimenti sarebbe stata una società di intermediazione di fatto mai autorizzata a operare in Italia e che avrebbe raccolto i soldi messi da parte in una vita da ignare vittime. Spariti 15 milioni di euro di risparmi. A scoperchiare gli investimenti definiti fantasma è stata la guardia di finanza di Ancona, con il Nucleo di polizia Economico-Finanziaria, in una indagine durata diversi anni e che ieri ha portato a eseguire 4 misure cautelari chieste dalla Procura di Ancona ed emesse dal gip Carlo Masini: una ad Ancona, una a Senigallia, una a Fano e l’altra a Roma.
Per i tre marchigiani è stato disposto l’obbligo di dimora mentre per il romano i domiciliari. Altre 14 persone indagate. Stando alle accuse, avrebbero avvicinato una clientela a loro conosciuta negli anni di attività, approfittando di un legame di fiducia. Almeno 500 i contratti ritenuti fittizi per operazioni finanziarie definite abusive dai finanzieri in quella che è stata denominata operazione "ghost broker". La clientela pensava di investire in azioni di una società che spaziava dal commercio del grano a quello dell’oro. I militari, coordinati dal pubblico ministero Daniele Paci, hanno ricostruito la rete della società di intermediazione, con una sede anche a Londra ma risultata solo come mero recapito di corrispondenza, che non sarebbe stata autorizzata a raccogliere i risparmi di ignari investitori per operazioni finanziarie inesistenti.
Il cosiddetto schema "Ponzi", un modello di vendita economico truffaldino che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di quelli nuovi a loro volta vittime. Il reato ipotizzato è esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Sarebbero centinaia le persone che si sono fidate, alcune hanno già presentato denuncia al comando della finanza perché richiesti i soldi indietro non avrebbero ancora ricevuto nulla. Un numero che potrebbe salire ulteriormente con nuove denunce ora che l’indagine è stata resa nota. Oltre alle misure cautelari i finanzieri hanno proceduto al sequestro di due società, quella a Londra e una a Roma, per conto delle quali lavoravano i broker, e a 18 milioni di euro tra quote, beni e risorse finanziarie in mano alle stesse. A far partire l’indagine è stato un controllo delle movimentazioni bancarie sospette. Sono in corso accertamenti finalizzati a far recuperare il denaro investito dalla clientela. Ancora non c’è contezza che i soldi siano del tutto spariti.
La replica dell’avvocato
Su questa operazione della Finanza, ci arriva la precisazione dell’avvocato Benedetto Maria Scippa: “Dai alla mano, rilevabili dalla misura cautelare – agli arresti domiciliari e non – eseguita nei confronti di quattro indagati rilevo che la contestazione a carico di essi riguarda unicamente una presunta violazione del Testo Unico Bancario e non anche alcun reato di truffa, appropriazione indebita o similari. Alcuni investimento “trappola”, dunque, o altro “disguido” a carico delle soltanto presunte parti offese che – a una lettura degli atti – appaiono inesistenti.