ANTONELLA MARCHIONNI
Cronaca

Tre Valli, inchiesta chiusa. Alcuni dei dodici indagati verso il patteggiamento

L’accertamento partì sei mesi fa, per frode in commercio e adulterazione. La procura ha depositato l’atto: prossima tappa la richiesta di rinvio a giudizio.

Tre Valli, inchiesta chiusa. Alcuni dei dodici indagati verso il patteggiamento

Lo stabilimento caseario della TreValli a Villanova, nel comune di Colli al Metauro

È stato depositato ieri dalla procura di Pesaro l’atto di chiusura indagini sul caso Fattorie Marchigiane, azienda controllata della Tre Valli Cooperlat, coinvolta nell’inchiesta per frode in commercio e adulterazione del prodotto. Poco più di sei mesi fa, il 22 aprile scorso, i militari del comando Nas di Ancona e gli ispettori dell’unità investigativa centrale dell’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari di Roma) avevano condotto una maxi-operazione nell’azienda di Colli al Metauro. Sequestrando 90 tonnellate di latte, 110 tonnellate di prodotti lattiero caseari e 2,5 tonnellate di sostanze sofisticanti tra cui soda caustica e acqua ossigenata. Nell’atto depositato ieri dalla procura è indicato il nome di 12 indagati oltre alla stessa azienda come persona giuridica. L’accusa è quella di aver utilizzato sostanze chimiche per coprire il cattivo stato di conservazione della materia prima.

Ora che le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Silvia Cecchi, sono terminate, si apre una seconda decisiva fase, quella in cui il pm dovrà procedere alla richiesta di rinvio a giudizio. Gli indagati avranno 20 giorni a partire dalla notifica della chiusura delle indagini per prendere visione degli atti e chiedere di essere interrogati, produrre documenti, memorie o fonti di prova.

Si delinea, per alcuni degli indagati, l’ipotesi di un patteggiamento. La prima richiesta, in tal senso, era stata avanzata due settimane fa da uno dei 12 indagati a 8 mesi di reclusione. Il pm ha dato l’assenso e si attende la decisione del gip. Altre richieste potrebbero arrivare nei prossimi giorni. In questi sei mesi di indagine sono stati eseguiti numerosi campionamenti e analisi microbiologiche oltre alla copia forense dei telefonini e dei dispositivi informatici sequestrati.

La procura aveva inoltre chiesto di sequestrare un milione e mezzo di euro a Fattorie Marchigiane ma il gip aveva respinto l’istanza ritenendo che non fosse possibile stabilire il quantitativo di latte e materia prima sofisticata utilizzata per la produzione. La procura aveva nominato come consulente tecnico un commercialista affidandogli il compito di quantificare l’eventuale illecito profitto derivante dall’utilizzo e dalla commercializzazione di alimenti adulterati. Il perito aveva stimato queste entrate in un milione e mezzo di euro calcolando, per differenza, il guadagno ricavato dal mancato smaltimento e dalla riutilizzazione della materia prima andata a male. Il gip, inoltre, nei confronti di 5 indagati aveva emesso altrettante misure cautelari consistenti nel divieto di entrare in azienda per sei mesi. Per tre di loro il tribunale del riesame di Ancona, per un vizio procedurale, aveva annullato la misura.