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Cronaca

Tornano gli abiti dei Della Rovere. Urbino riabbraccia le vesti dei duchi

Erano entrati undici anni fa nel castello Brancaleoni di Piobbico per una mostra ma avevano finito per rimanerci fino ad oggi

Tornano gli abiti dei Della Rovere. Urbino riabbraccia le vesti dei duchi

Tornano gli abiti dei Della Rovere. Urbino riabbraccia le vesti dei duchi

di Giovanni Volponi

Sono tornati. In silenzio, per riposare al riparo da luce e dalla polvere nei depositi della Galleria Nazionale. Parliamo degli abiti dei Della Rovere che erano entrati undici anni fa nel castello Brancaleoni di Piobbico per una mostra di pochi mesi ma avevano finito per rimanerci fino ad oggi. Un prestito temporaneo datato 2013 che sembrava non avere fine, nell’indifferenza generale.

Ha rimediato ora, anche e soprattutto per la salute stessa degli antichi tessuti, l’attuale dirigenza della Galleria Nazionale: "Gli abiti sono tornati a Palazzo Ducale circa due mesi fa – ci spiega la funzionaria Valentina Catalucci – e il soggiorno a Piobbico non poteva protrarsi oltre per motivi di conservazione. Sono tessuti di cinquecento anni fa, che dopo esser stati assieme alle salme dei proprietari in orizzontale per oltre quattrocento anni, ora erano collocati verticalmente in manichini da oltre dieci. Per il loro bene, non era più il caso che stessero così". Facendo un passo indietro, ripercorriamo la loro storia: gli abiti appartengono al duca Francesco Maria I, al figlio Giulio, cardinale, e alla nuora Giulia da Varano, morti tra gli anni ’30 e gli anni ’70 del Cinquecento. Riesumati con gli scheletri dalla chiesa di santa Chiara di Urbino nel 1999, se ne è subito capito il valore (ottima conservazione e rarità degli esemplari) e sono stati restaurati e esposti per la prima volta nel 2004. Collocati per alcuni anni nella stessa chiesa, dal 2013 sono partiti alla volta di Piobbico e lì sono rimasti fino a poco fa.

Prosegue Catalucci: "Abbiamo iniziato a pensare a riprenderli circa tre anni fa, ma era necessario studiarli per capire come trasferirli al meglio e poi collocarli a riposo. Li abbiamo trovati in buono stato, ma comunque bisognosi di manutenzione. In aprile abbiamo finalmente aperto le teche, sono stati trattati da restauratori specializzati, separati in ogni singolo capo, messi in scatole di cartone ignifugo non acido e quindi riposti in orizzontale. C’erano altri pezzi di tessuti che erano rimasti qui nei depositi del palazzo: dei piccoli frammenti che abbiamo sistemato in una unica scatola a parte, così come abbiamo conservato i manichini". Dunque ora si prospetta un lungo ‘riposo’ per le vesti: "Dovranno stare al buio e a riposo per anni. Non so dire quanti esattamente; lo valuteremo anche con controlli periodici. Di certo, quando usciranno nuovamente, sarà solo per periodi limitati".

Commenta positivamente il ritorno Giorgio Londei, all’epoca delle esposizioni presidente dell’ISIA dove furono riesumati: "Sono molto felice del ritorno da Piobbico. Un atto doveroso, nei confronti dei duchi e della città di Urbino, che auspicavo da anni. Spero che, quando le condizioni lo permetteranno, i vestiti tornino ad essere esposti al pubblico per la curiosità di tutti". I pezzi principali sono in tutto otto. Due i capi d’abbigliamento di Francesco Maria I: un giubbone cremisi e le braghe di velluto nero. Due anche quelli di Giulia Varano, ovvero un busto con maniche e una gonna, entrambi in seta chiara, molto simili a quelli raffigurati nel ritratto che le fece Tiziano. Quattro infine i capi del cardinale Giulio: un giubbone rosso, le braghe, le calze e l’abito talare cardinalizio in seta rossa.