Pesaro, 10 novembre 2022 - Sette minuti dopo le ore 7 la terra è tornata tremare nelle Marche. Epicentro in mare a 8 chilometri di profondità e 35 chilometri al largo della costa di Pesaro, tra Marotta Mondolfo e Senigallia: un scossa di magnitudo 5.5, seguita da un’altra un solo minuto dopo di 5.2. A cui hanno fatto seguito un’altra serie di episodi meno potenti.
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A spiegarci cosa è successo è Emanuele Tondi, professore ordinario di Geologia strutturale alla Scuola di Scienze e Tecnologie dell’Università di Camerino e responsabile della locale Sede Ingv.
Professor Tondi, capita che i terremoti forti siano preceduti da piccole scosse, stavolta non è andata così.
"Sì, non è stato preceduto da ‘foreshocks’, ovvero terremoti che spesso precedono la scossa principale, mentre pochi minuti dopo si sono verificati altri due terremoti di magnitudo locale 5.2 e 4.0, attualmente è in corso una lunga serie di repliche minori. La faglia che ha generato il terremoto in Appennino è una faglia diretta, mentre quella che lo ha generato al largo della costa è una faglia inversa. Si attivano in risposta a campi di sforzo differenti, determinando estensione in Appennino e contrazione lungo la costa adriatica. L’area è stata in passato interessata da terremoti anche più forti. Quello del 1916, poco più a nord, nella costa riminese e quello del 1930, a Senigallia, tutti e due di magnitudo stimata di 5.8".
Potranno verificarsi altri fenomeni di queste intensità nelle prossime ore?
"Come avvenuto in passato, lungo la costa settentrionale delle Marche si possono verificare terremoti più forti, anche intorno a magnitudo 6.0".
Si è parlato di rischio tsunami. Ma è una ipotesi concreta?
"Quando si arriva ad una magnitudo prossima a 6.0 si può verificare. Accadde nel 1916, le testimonianze parlano di piccole onde di tsunami. Per generare uno tsunami è necessario che la faglia arrivi in superficie dislocando il fondale marino. Sarebbero comunque onde modeste, grandi tsunami sono associati a terremoti molto più forti, che superano magnitudo 7.0 e qui non sono possibili".
Invece se l’epicentro fosse stato sulla terra?
"Avrebbe determinato delle intensità più forti. Con trenta chilometri di distanza dalla costa le onde sismiche hanno avuto la possibilità di attenuarsi".
Potrebbe muoversi?
"Solitamente la sismicità si sposta lungo la direzione della faglia, in questo caso verso nord - nord ovest o sud. Difficilmente lo fa parallelamente e quindi la crisi sismica dovrebbe rimanere in mare".