ROBERTO DAMIANI
Cronaca

Teatro, la cultura appaltata. Amat incassa un milione l’anno. Il Comune gli ha delegato tutto

All’amministrazione costa dieci volte di più rispetto alle altre città dell’intera regione "C’è un motivo: ha scelto la soluzione più onerosa e chiede di realizzare tantissimi eventi".

Teatro, la cultura appaltata. Amat incassa un milione l’anno. Il Comune gli ha delegato tutto

All’amministrazione costa dieci volte di più rispetto alle altre città dell’intera regione "C’è un motivo: ha scelto la soluzione più onerosa e chiede di realizzare tantissimi eventi".

e Antonella Marchionni

Costa un milione di euro l’anno e spesso la cifra non basta. A pagare è il Comune di Pesaro, ad incassare è Amat, il consorzio regionale per l’attività teatrale. Che è formata da tantissimi comuni marchigiani, i quali però hanno una caratteristica: tutti o quasi spendono 10 volte di meno di Pesaro. Ad esempio Urbino arriva a malapena a 112mila euro, Macerata si ferma a 63mila euro, Ancona a 27mila euro, Fermo a 95mila mentre Ascoli Piceno supera i 230mila euro, più o meno un quarto di Pesaro. Ma perché? Siamo i più ricchi o i più sbadati?

In realtà siamo quelli che non ne vogliono sapere di gestire e organizzare direttamente tutto ciò che riguarda l’attività teatrale del Rossini, dello Sperimentale, dell’anfiteatro Miralfiore e della Chiesa dell’Annunziata.

La soluzione “chiavi in mano“ offerta da Amat è di certo quella più comoda, meno impegnativa ma anche quella più cara.

Il direttore di Amat, Gilberto Santini, ieri al telefono ha risposto alle nostre domande.

Perché Amat chiede e riscuote oltre un milione di euro solo al Comune di Pesaro mentre gli altri comuni spendono quasi tutti dieci volte in meno?

"Questi costi li ha approvati il Comune di Pesaro in base ad una convenzione triennale che viene rinnovata ormai da decenni. Se il Comune provvedesse in autonomia ad aprire e chiudere i teatri garantendone la funzionalità, potrebbe pagarci la metà. Invece ci chiede di pensare a tutto dal service alla biglietteria, dalle maschere ai vigili del fuoco. E’ Amat ad incaricare il personale esterno rivolgendosi a ditte e cooperative secondo il principio di rotazione, quando possibile. La cooperativa che gestisce le maschere, ad esempio, è unica sul territorio, non abbiamo mai avuto proposte da soggetti diversi e quindi ci serviamo sempre della stessa. Fanno così anche i comuni di Fabriano, Urbino, Recanati e Porto S.Elpidio. Ma spendono meno perché propongono un numero ridotto di spettacoli rispetto a Pesaro".

Come dimostrate di aver speso un milione di euro ogni anno?

"Inviamo il rendiconto ogni semestre. In base alla convenzione il Comune ci riconosce 900mila euro. Può capitare che ci sia la necessità di organizzare spettacoli non previsti dalla convenzione (ad esempio il CaterRaduno oppure Miralteatro d’estate, Raffaello in Sonosfera o Scenari), in quel caso il Comune ci paga a parte e così si supera il milione di euro".

Santini, lei è il direttore di un’associazione di Comuni. Qual è la sua indennità per l’incarico che ricopre?

"Credo 40mila euro netti".

Sul sito Amat c’è scritto che nel 2023 ha percepito 102.502 lordi annui che corrispondono a 59.004 netti, ossia 4.600 euro al mese per 13 mensilità. E’ corretto?

"Ah sì, allora è sicuramente così".

Abbiamo cercato al telefono anche l’assessore alla cultura Daniele Vimini.

Perché Pesaro paga ad Amat oltre un milione di euro l’anno a differenza di tutti gli altri Comuni marchigiani?

"E’ una circostanza che io ho ereditato. Posso dire che gli spettacoli a Pesaro sono molto più numerosi e dislocati in strutture diverse rispetto agli altri comuni".

Chi controlla se quei costi sono stati davvero reali?

"C’è un rendiconto delle spese che Amat ci invia regolarmente".

In futuro, per abbattere i costi, potreste pensare di gestire direttamente l’apertura del teatro Rossini e dello Sperimentale?

"Non possiamo escludere niente, dipenderà dal bilancio, ma dovremmo creare un’associazione a cui affidare il compito. Direi che di questi tempi non è il caso di creare altre associazioni. Bastano quelle che ci sono"