ROBERTO DAMIANI
Cronaca

Stupro a Rimini, espulso dal tribunale il papà dei violentatori

Il provvedimento nei confronti del marocchino scatterà alla fine dei domiciliari. Ma può opporsi

L’arresto di uno degli stupratori

L’arresto di uno degli stupratori

Pesaro, 8 novembre 2017 - Fuori dall’ltalia padre e madre. Non meritano il rinnovo del permesso di soggiorno. Il tribunale dei minori di Ancona (presidente Capezza, relatore Betti) li vuole a casa loro, in Marocco. Sono i genitori dei due minorenni di 15 e 17 anni che il 26 agosto scorso hanno partecipato insieme al nigeriano Guerlin Butungu allo stupro nella spiaggia di Rimini ai danni di una ragazza polacca e di una trans peruviana. Sia il padre Mohammed Louennous che la madre Sana di 50 e 44 anni avevano presentato la richiesta di rinnovare il permesso di soggiorno per «stare accanto ai loro quattro figli per educarli e inserirli nella comunità».

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ll problema è che il tribunale di Ancona, tenuto conto anche del parere della procura non favorevole al provvedimento, non crede più a una parola di ciò che dicono i due coniugi. Pur sapendo che «...l’allontamento del familiare o il definitivo sradicamento del minore dall’ambiente in cui è cresciuto comportino un evento traumatico», i giudici sono convinti che il padre Mohammed sia ormai irrecuperabile al normale convivere sociale visto, scrivono i giudici, che «...risulta gravato nel corso degli anni da una serie di condanne per oltraggio a pubblico ufficiale, furto, falsa attestazione sull’identità propria, guida in stato di ebbrezza alcolica, detenzione e vendita di sostanze stupefacenti, porto abusivo di armi, evasione, violazione del divieto di rientrare nel territorio italiano tanto da essere agli arresti domiciliari per espiare una pena residua» (ci rimarrà fino ad aprile 2018 e solo dopo potrà in ipotesi essere espulso).

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PER I giudici «...l’uomo non ha mostrato nonostante il passare del tempo alcuna capacità educativa dei figli, in special modo con i più grandi, già inclini alla perpetrazione di condotte illecite verosimilmente anche a causa dell’esempio paterno e dall’avallo ricevuto in tal senso dalla madre Sana, posto che l’uomo e i suoi familiari si pongono verso le istituzioni con un atteggiamento spesso polemico e con un’ottica di puro assistenzialismo, nell’attesa di un sostentamento proprio e dei figli, principalmente sotto il profilo economico, senza mostrare alcun sincero e concreto interesse a una sana e armonica integrazione nella società. L’assolutà inidoneità genitoriale della figura paterna – scrivono i giudici – è dimostrata dal fatto che anziché ergersi ad esempio per i figli, con la sua condotta di vita istiga i minori a non integrarsi nella realtà italiana e a non rispettare le regole di convivenza comuni. Per questo si respinge il ricorso a salvaguardia dell’interesse pubblico alla sicurezza nazionale».

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E non ha avuto successo il ricorso per la moglie Sana, giudicata dal tribunale dei minori come una figura «aggressiva, arrogante, pronta a minacciare di abbandonare i figli (ha anche una bimba di 4 anni e un maschio di 13) ai servizi sociali» e pronta a riprendere uno dei figli che aveva rubato non perché avesse fatto un’azione criminale ma perché «si era fatto prendere», istigando i minori a non rispettare le regole. Per questo, la richiesta di permesso di soggiorno va rigettata. Ora l’avvocato Marco Defendini ha fatto appello. Intanto, il figlio 15enne in carcere a Bologna è rimasto coinvolto in una rissa tra detenuti con lesioni (per gli altri). C’è anche questo da mettere in conto.