MARINA VERDENELLI
Cronaca

Studenti a scuola in carcere, ergastolani in cattedra: "Non fate mai come noi"

Ragazzi in visita nella struttura di massima sicurezza di Fossombrone. Messi da parte i libri di matematica e italiano la lezione è stata data dai detenuti stessi e la materia trattata è stata la libertà

Visita degli studenti nel carcere di massima sicurezza di Fossombrone

Visita degli studenti nel carcere di massima sicurezza di Fossombrone

Fossombrone (Pesaro Urbino), 3 maggio 2024 – Tre ore lasciati senza il cellulare e già sembrava loro una costrizione enorme. Quando sono entrati nel carcere, a due a due, passando i controlli della polizia penitenziaria, hanno toccato con mano quanto il procuratore generale della Corte di Appello di Ancona, Roberto Rossi, ha detto loro subito dopo: "Se finite qui dentro scordatevi la passeggiata con la fidanzata, la gita al mare, la pizza con gli amici e i social. Il concetto ‘tanto non succede niente’ non è vero perché gli errori si pagano e il senso di impunità non esiste".

Il carcere di massima sicurezza di Fossombrone oggi ha aperto per la prima volta le porte agli studenti accogliendo al suo interno due classi quinte dell’istituto tecnico Enrico Mattei di Urbino. Messi da parte i libri di matematica e italiano la lezione è stata data dai detenuti stessi e la materia trattata è stata la libertà. Sette degli 84 reclusi in quello che è definito un carcere modello, perché si può studiare, prendere un diploma, laurearsi, imparare a dipingere, a fare un cesto artigianale, cucire e ricamare, si sono aperti con i ragazzi poco più che 18enni raccontando come stanno riparando agli sbagli che li hanno fatti finire in cella privandoli del bene più prezioso, la libertà personale. All’interno della sala adibita a teatro, perché in carcere si recita anche, sono arrivati i sette detenuti accompagnati dalla polizia penitenziaria, presente in grande numero ieri. "Siamo persone come voi - hanno spiegato i detenuti che a turno hanno preso la parola passandosi un microfono - abbiamo commesso degli sbagli ed è giusto che paghiamo. Siamo anche padri di famiglia, con dei figli come voi che non vediamo crescere. Non fate la nostra fine. In carcere si soffre, tutto è limitato".

A Fossombrone gli studenti hanno potuto conoscere chi sta in prigione da 26 anni e il cellulare non gli manca "perché oggi - ha spiegato il detenuto - non so nemmeno come si usano, io sono rimasto a quelli con i tasti". Un altro detenuto ha raccontato di aver imparato a fare il parrucchiere, un altro ancora è un bibliotecario che sta prendendo la quinta laurea. "Studiate - è stato il messaggio unisono - senza la cultura non si va da nessuna parte, andate a scuola, seguite i consigli dei genitori e dei nonni chi ancora li ha. La libertà non ha prezzo". Anche un detenuto condannato all’ergastolo ha parlato agli studenti. "Vengo da Cinesi, il paese di Peppino Impastato - ha detto - l’ho conosciuto era un giovane come voi. E’ nato in una famiglia mafiosa ma si è ribellato. Io la mafia invece l’ho scelta, sbagliando". Nei laboratori, ricavati nell’ala della ex sala operatoria dismessa, dove i detenuti lavorano e coltivano i propri hobby, gli studenti hanno visto quadri e iconografie da loro prodotte, le lauree e i diplomi appesi. Il carcere ha due donne dirigenti, la direttrice della struttura Daniela Minelli e la comandante della polizia penitenziaria interna Marta Bianco.