REDAZIONE PESARO

Stilicone ed Alarico: trattative lunghissime finite col sacco di Roma

Il sacco di Roma, seconda di tre puntate. Alarico, re dei visigoti, dopo aver saccheggiato l’Italia (tra il 401 e il 402) si stanziò tra Dacia e Macedonia e lì rimase. Stilicone, generalissimo dell’impero romano d’Occidente, lo avrebbe autorizzato a stazionare, ma quelle terre erano passate all’impero d’Oriente e il generale non poteva più disporne.

Stilicone chiese, alla parte Orientale, la restituzione del territorio conteso e ricevette un "due di picche". Il generale dell’impero d’Occidente minacciò, così, di attaccare l’impero romano d’Oriente. Stilicone si accordò con Alarico, i barbari avrebbero invaso l’Oriente aiutati da un contingente imperiale proveniente dall’Italia. Alarico mosse verso l’Epiro (l’Albania), aspettando gli italiani. Tutto era predisposto per l’attacco, ma dal confine del Reno irruppero dentro l’impero d’Occidente vandali, alani e svevi e occuparono la Gallia.

In Gallia, dalla Britannia, era giunto anche un usurpatore, Costantino III. Stilicone fu costretto a dirottare le milizie italiane in Gallia, era l’anno 407 d.C. Alarico, in Epiro, perse la pazienza. Nel 408 si lagnò di non aver ricevuto un sesterzio dall’Occidente, per la sua mobilitazione. Chiese 4.000 libbre d’oro, non le ottenne, alzò i tacchi dall’Albania e risalì sino al Norico (l’Austria). Assestandosi sulle Prealpi, attese il momento giusto per dilagare in Italia, se non ricompensato. Mentre a Oriente se la ridevano della grossa, a Occidente il senato di Roma deliberò di pagare i visigoti, Stilicone chiese ad Alarico di recarsi in Gallia per fermare l’usurpatore, il barbaro non mosse un dito. Per varie vicissitudini successive Stilicone fu accusato di alto tradimento e giustiziato. Alarico scese in Italia nel 408, vi rimase due anni. Roma fu saccheggiata nel 410.

(puntata 230)

Daniele Sacco