Urbino, 31 agosto 2024 - Undici misure cautelari, 35 indagati e una rete di spaccio di droga che coinvolgeva buona parte della provincia di Pesaro Urbino, sconfinando in quelle di Ancona e Rimini, smantellata. È il risultato di un’operazione condotta dalla Procura del Tribunale di Urbino insieme alla Compagnia dei carabinieri di Urbino, incentrata su un’indagine durata più di due anni, tra il 2020 e il 2022. Tale rete muoveva grandi quantitativi di stupefacenti in poco tempo, soprattutto cocaina, ma anche hashish e marijuana, e fruttava centinaia di migliaia di euro. Degli 11 destinatari delle misure cautelari per la detenzione a fini di spaccio, tutti uomini, di età compresa tra i 25 e i 45 anni, nove risiedono nel Pesarese e due nel Riminese: sei di loro (tre di origine marocchina, due italiani e un macedone) sono in carcere, quattro ai domiciliari e uno avrà l’obbligo di firma. I provvedimenti sono stati eseguiti venerdì 30 agosto 2024, in collaborazione con il Comando provinciale di Pesaro e Urbino, la Compagnia di Riccione e il Nucleo cinofili di Pesaro.
Sono oltre 150 gli episodi di spaccio contestati agli indagati e ricostruiti grazie a diverse attività, tra cui pedinamenti, perquisizioni e intercettazioni, anche video e pure nelle auto di alcune delle persone tenute sotto osservazione. “Per questa lunga operazione c’è stato forte coordinamento tra la Procura e le forze dell’ordine, in particolare il Nucleo operativo mobile – ha spiegato in conferenza stampa il procuratore del Tribunale di Urbino, Claudio Rastrelli –. In alcuni casi ci sono stati anche ritrovamenti importanti di droga, come un sequestro da 1,7 chili di cocaina, e arresti in flagranza di reato: le misure sono state eseguite perché siamo di fronte a soggetti che hanno una capacità criminale abbastanza forte nello spaccio e il giudice per l’indagine preliminare di Urbino ha ritenuto corretto fermarli. Poi, è chiaro che la presunzione d’innocenza resta fino a che non passeranno in giudicato. Tuttavia, la sostanza è che contro il traffico di stupefacenti ci sarà sempre una risposta molto forte da parte dei carabinieri della provincia”.
La prima area di spaccio individuata comprende i comuni di Urbania, Sant’Angelo in Vado, Piandimeleto, Belforte all’Isauro, Lunano, Sassocorvaro, Macerata Feltria, Piobbico e Acqualagna, dove sono state registrate numerose vendite di dosi, che hanno coinvolto diversi soggetti già noti alle forze dell’ordine. La seconda interessava Pergola, Cagli, Fossombrone, Colli al Metauro, Pesaro e Fano e qui è emersa una rete ben strutturata di traffico. “Lo smercio avveniva sia al dettaglio, con pochi grammi, sia all’ingrosso – spiega il colonnello Antonio Patruno, comandante del Reparto operativo del Comando provinciale Pesaro Urbino –. Avevano una capacità operativa elevata, anche se non era una vera associazione finalizzata (cosa che infatti non è stata contestata, ndr), ma in singolo, e a volte in gruppo, si comportavano come i grandi spacciatori. Durante l’indagine abbiamo effettuato più sequestri”.
L’indagine partì grazie all’intuito dei carabinieri, che stavano conducendo un’altra indagine, anch’essa per droga: “Intercettammo un marocchino di 34 anni, appena uscito dal carcere sempre per detenzione di stupefacenti, identificandolo come assuntore – spiega il comandante della Compagnia di Urbino, capitano Crescenzo Maglione –. I suoi continui contatti con una serie sempre più fitta di persone ci hanno fatto approfondire la sua posizione e scoprire che si stesse creando un’autonoma rete di spaccio. Nel 2020 fu anche simulato un posto di blocco per il covid per identificare due italiani residenti tra Pergola e Fano che avevano un ruolo più alto nella scala dello spaccio: in alcuni momenti sono riusciti anche ad avere fino a 5 chili di cocaina in un mese. Nella seconda fase abbiamo individuato due luoghi centrali, la casa di uno degli indagati, a Pergola, e un casolare abbandonato tra Pergola e Fano, in cui nascondevano la droga dentro a un forno in disuso. I due principali riscontri, che hanno portato a tre arresti, sono stati a inizio 2021: l’8 gennaio un macedone fu fermato a Sant’Ippolito a bordo di un mezzo usato per lavori edili, con 1,3 chili di cocaina che viaggiavano verso Pergola, e il 30 aprile una coppia di marocchini, tra i primi intercettati, fu trovata con 270 grammi in auto. Nel secondo caso ci fu anche un episodio di resistenza, perché i due speronarono l’auto di controllo, a Canavaccio, e ne scaturì un inseguimento, con il ferimento di un militare. Alcuni soggetti erano pure pericolosi e violenti: una volta hanno minacciato con una katana uno di loro che aveva maturato un debito. Spesso cercavano di cambiare, per dissimulare l’attività di spaccio, per esempio un indagato propose di affittare delle ambulanze per trasportare la droga, visto che nessuno le avrebbe controllate, ma poi non se ne fece nulla, perché impossibile. Infine, in varie occasioni due di loro hanno operato nonostante fossero già soggetti a misure cautelari per altra causa: uno era ai domiciliari”.