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Solo 85 sacerdoti per 73 parrocchie: "Ma per ora niente accorpamenti"

Il nuovo vescovo Andrea Andreozzi, a tre mesi dal suo insediamento, ha voluto fare il punto della situazione "Siamo in una fase di transizione. I preti sono pochi e anziani. Ma non voglio giocare a Risiko".

Solo 85 sacerdoti per 73 parrocchie: "Ma per ora niente accorpamenti"

di Tiziana Petrelli

"Questa è una comunità bella e vivace, viva e forte del lavoro di tanti". A tre mesi dal suo insediamento, il vescovo Andrea Andreozzi ieri mattina ha incontrato la stampa locale per raccontare i primi 90 giorni del suo episcopato nella Diocesi di Fano Fossombrone Cagli e Pergola. "Questo primo tempo mi serve per conoscere e incontrare realtà e persone - ha detto -. Ho approfittato dei mesi estivi per incontrare il più possibile i preti. Poi mi occuperò di conoscere anche i Beni culturali. Devo ancora finire il primo giro di incontri perché ho ricevuto anche il saluto delle istituzioni, delle associazioni della città e di tutta la Diocesi".

Cinquantacinque anni, fermano, tutt’altro che formale e sempre sorridente. Questo è il vescovo Andreozzi, che ieri mattina ha atteso da solo (indossando un semplice clergyman) i giornalisti all’ingresso dell’episcopio, per accoglierli uno ad uno con un saluto amichevole e una stretta di mano, per poi indicargli la strada. Ecco la cifra del suo essere Pastore del gregge. "Io sarò la guida in una fase di transizione importante ma anche bella, tutta da accogliere nella novità del tempo. Ne vedremo delle belle" ha detto facendo riferimento ai cambiamenti epocali che la Chiesa si appresta tutta ad affrontare.

"Vedremo come e dove il Signore ci farà vivere l’essere Chiesa nei prossimi anni. Lo stile è quello di una collegialità in cui tutti prendono parola e hanno diritto di essere ascoltati. E probabilmente ci sarà una pluralità di forme di servizio: sposati e celibi, donne e uomini, giovani e adulti. Una chiesa diversa e più vivace di colori" ha evidenziato, parlando della crisi di vocazioni che sta spingendo Papa Francesco a scelte di accorpamenti delle Diocesi, come accaduto già anche nel nostro territorio a Urbino e Pesaro e prima ancora a Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola. "Se sono arrivato è perché in prospettiva, da qui a 20 anni, devo stare qui - ha rassicurato -. Certo è che questo è il nostro luogo di riflessione attuale, dove c’è una certa preoccupazione per i numeri e i dati anagrafici. Al momento abbiamo un solo seminarista al Seminario Regionale di Ancona e fra 10 giorni l’ordinazione di un nuovo prete (don Marco Rulli, ndr) dopo 10 anni dall’ultima volta. Un nuovo prete dopo dieci anni ci dà consolazione, perché fra qualche anno saremo meno della metà. Tanto più che io sono del ’68 e più giovani di me nella diocesi ci sono solo 12 preti dei 65 nativi di qui".

Con i preti delle diocesi straniere di Africa e Asia venuti per motivi di studio e rimasti per fare esperienza pastorale, prima di tornare nelle loro terre si arriva a 70 preti a disposizione e con le comunità religiose del territorio dove sono presenti frati che sono anche ordinati preti, si arriva a 85 sacerdoti per 73 parrocchie. Altri accorpamenti in vista? "Non so dire adesso che tipo di provvedimenti dovrò prendere ma di certo non voglio giocare a Risiko, tracciando confini a tavolino. Questa è una riflessione in corso e la Diocesi ha già avviato un percorso che non posso stravolgere o deviare dove voglio io. Devo stare dentro i passi che sono stati fatti fino ad oggi. Poi darò un mio contributo, rispettando il lavoro di tutti. Perché quando un prete ha lavorato su una realtà tutta la vita, non è rispettoso arrivare e dire ‘domani chiudiamo’. I frutti di quel lavoro devono andare a vantaggio di tutti come io sto raccogliendo i frutti seminati da Trasarti: una cosa che mi tranquillizza e mi fa dormire la notte".