di Claudio Salvi
Imperdibile appuntamento con la musica di Bach e il suo più grande interprete: il pianista Ramin Baharami in scena domani (ore 18) al Teatro Rossini di Pesaro accompagnato sul palco da Adamo Angeletti al pianoforte e dall’Orchestra UniMc (Università di Macerata). Universo Bachiano è l’evocativo titolo del concerto che esprime la nota passione di Bahrami per le musiche del compositore tedesco. Un amore che dura da anni, già dagli esordi della sua carriera, e che gli ha portato riconoscimenti a livello internazionale. A parlarci del concerto lo stesso pianista iraniano che con l’Italia e le Marche ha un legame fortissimo.
Che partiture eseguirà?
"Si tratta di pagine tratte dal repertorio bachiano che includono brani solistici, tra i quali il celeberrimo Concerto in stile italiano in fa maggiore BWV 971, un Concerto per pianoforte e orchestra, il n. 3 in re maggiore BWV 1054, per poi concludere con due Concerti per due pianoforti e orchestra d’archi, in do minore BWV 1060 e BWV 1062".
Sarà un concerto "made in Marche".
"Sicuramente ed è una bella esperienza perché sul palco c’è questa bella e giovane orchestra di recente costituzione (frutto della collaborazione tra Università di Macerata e Associazione Ut-Re-Mi, ndr) al suo debutto; una bella realtà con musicisti di vaglia che si mescola ai giovani locali. Insieme al lavoro per preparare bei progetti musicali come questo nel quale è coinvolto anche Adamo Angeletti, uno specialista di Bartok che si è messo letteralmente in gioco; vederlo avvicinarsi con umiltà a Bach è stato straordinario. Porteremo questo programma anche a Fermo e Macerata, anche se in soluzioni diverse. Credo sarà davvero un bel concerto e poi che dire… al Teatro Rossini".
Il suo amore per le Marche è noto.
"Sicuro, qui è cresciuta mia figlia. Ho abitato per un periodo a Fano e poi a Pesaro ed amo questa terra, dolce armoniosa e meravigliosa come la musica di Bach".
E questo suo mettersi in gioco con un’orchestra di ragazzi?
"Me lo lasci dire, è stata un’esperienza straordinaria nella quale mi sono sentito un umile divulgatore. In un mondo dove i fidanzati uccidono le proprie ragazze, dove odio e violenza sembrano prevalere sulla ragione e il buon senso, dove l’intelligenza artificiale sta prendendo possesso delle nostre vite, vedere dei giovani che suonano in un’orchestra e si nutrono di bellezza è una cosa che riempie il cuore. E’ un barlume di salvezza e di speranza in un mondo che sta andando verso il baratro".
E Bach dopo tanti anni la sorprende ancora?
"Certamente sì. Suonare la sua musica riesce a lasciarti sbalordito ogni volta, come fosse la prima. Riesci a scoprire sempre cose nuove. Per me Bach rappresenta il centro della musica e trovo che in quello che ha scritto risieda il pensiero d’amore più alto e universale. Un amore di cui questo mondo dominato dalla cecità ha assoluto bisogno. Dobbiamo creare un nuovo umanesimo basato sulla bellezza, sulla cultura, sull’amore. Solo questo ci potrà salvare".
Bach ha scritto tanto per l’organo; ha mai pensato di provare anche quello strumento?
"Troppo complesso: è già difficile suonare bene Bach con due mani, pensi se dovessi usare insieme anche i piedi come l’organo richiede. Preferisco ascoltare il sommo eseguito da chi lo sa fare".