SOLIDEA VITALI ROSATI
Cronaca

Senza soldi non c’è autonomia. Una mozione per ripristinare il reddito di libertà sospeso

Il consiglio monografico approva la richiesta: al tempo, erano 400 euro al mese per un anno. La frase di una donna resta scolpita: "Non posso venire al Cav, non ho il denaro per il tram".

Un’immagine del consiglio monografico di ieri sulla violenza di genere, a Pesaro. Sulla destra l’assessore Sara Mengucci

Un’immagine del consiglio monografico di ieri sulla violenza di genere, a Pesaro. Sulla destra l’assessore Sara Mengucci

"Scusate, non posso venire da voi. Non ho i soldi per il tram". E’ una frase che al Centro antiviolenza (Cav) è rimasta lapidaria, scolpita anche nella memoria di Maura Gaudenzi, psicologa, coordinatrice del Cav di Pesaro Urbino, gestito per conto dell’Ambito territoriale sociale 1 dalla Cooperativa Labirinto. Una donna che si rivolge al Cav subisce violenza, fisica o psicologica; è abusata nella sua libertà personale e, non ultimo, potrebbe essere in pericolo di vita. Nel 2023 sono state 179 le donne che hanno chiesto aiuto al Cav, mentre con il 2024 non ancora concluso gli accessi hanno raggiunto quota 185.

A fronte di ciò sapere che il biglietto del tram possa essere, addirittura, un ostacolo per la donna è emblematico del problema: i rischi per lei sono, prima di tutto, in casa. Secondo l’Istat solo nel 2,2% dei casi di femminicidio infatti la donna viene uccisa da uno sconosciuto, mentre nel 55,8% è vittima di qualcuno con cui ha una relazione sentimentale, dal coniuge al convivente passando per il fidanzato.

L’analisi dei dati provinciali del Cav - avvenuta ieri in occasione del consueto Consiglio comunale monotematico fatto per riflettere sulla violenza di genere alla presenza del sindaco Andrea Biancani e di tutta l’assise – ha messo in evidenza, come la cosiddetta “Violenza economica“ rappresenti una grossa complicazione all’emancipazione femminile dall’assoggettamento. Mentre l’assistente sociale Marika Gessi la descriveva in Consiglio l’immagine nella testa di molti è stata quella di vedere un macigno legato al collo della donna che chiede aiuto per non affogare. La complicazione scaturisce dall’abbinata micidiale tra violenza e disoccupazione: "Ci troviamo sempre di più ad attivare servizi sociali territoriali (il welfare pubblico, ndr)– testimonia Gaudenzi – per necessità di soldi, casa, lavoro. Notiamo che durante la presa in carico, alle donne che non hanno una indipendenza economica perché disoccupate, inoccupate o precarie l’orizzonte di riscatto si allontana". Sono violenza economica anche altre facce dello stesso coltello. La violenza di genere connaturata in quella economica produce prevaricazioni gravissime in cui si assiste a casi in cui lei lavora, ma è lui a disporre del suo stipendio Oppure che a lei viene negata la possibilità di studiare o frequentare corsi professionalizzanti.

"Sono tipiche dinamiche – continua Gaudenzi – mirate ad isolare la donna o ad averne un controllo patologico della sfera personale". Quanto pesa la violenza economica nel determinare il fenomeno, giustamente definito ieri dall’assessore Sara Mengucci, "una vera e propria emergenza sociale"? "Grava per un quaranta per cento di donne che nel 2023 si sono rivolte al Cav – spiega Gaudenzi – E di queste un 40% è disoccupata o ha un lavoro precario, saltuario, in nero".

Lo scenario è fosco. Anche perché dal 2022 gli strumenti che andavano ad incidere su questo dramma non ci sono più, evaporati con i tagli alla spesa pubblica come è accaduto al Reddito di Libertà. "L’ultimo anno in cui questo strumento – osserva amaro l’assessore Luca Pandolfi – ha avuto il finanziamento dello Stato, nel nostro territorio c’erano 19 donne che, vittime di violenza di genere, usufruivano del redddito di libertà insieme al reddito di cittadinanza, perché cumulabili. Oggi sono tre quelle che hanno il reddito di inclusione. Qualcosa non funziona. Purtroppo il reddito di libertà è stato tagliato dallo Stato. Ma in Emilia Romagna nel 2022 e nel 2023 è stata la Regione a dare continuità ad un servizio importante, garantendo 1,3 milioni di euro ogni anno, per non abbandonare quante, vittime di violenza, percepivano il reddito di libertà". Trovare il modo di dare un sostegno economico alle donne vittime di violenze è fondamentale: se ne sono resi conto tutti a tal punto che ieri il Consiglio comunale, all’unanimità ha approvato una mozione che impegna il sindaco Biancani ad attivarsi, a qualsiasi tavolo istituzionale, per ottenere il ripristino del Reddito di Libertà (erano 400 euro al mese, per un anno).