FRANCESCO PIERUCCI
Cronaca

"Seguire le lezioni e poter allattare: perché non si può?"

Studentessa dell’Università di Urbino neomamma solleva il caso a rettore e ministri. Per l’Ateneo tenere il bimbo in aula o laboratorio non è permesso

A sinistra, Eleonora Cereda

Urbino, 5 marzo 2024 – "Ho partorito da poco e non posso frequentare i laboratori universitari. E senza frequentarli non posso concludere il percorso di studi". È la storia di Eleonora Cereda di Cesenatico, 29 anni, 2 lauree, un master e ora studentessa al terzo anno di Scienze della formazione primaria presso l’Università di Urbino.

Eleonora ha un bambino di 3 mesi e sta trovando ostacoli per proseguire gli studi. Ostacoli che si potrebbero riflettere nell’ingresso sul mondo del lavoro. Lei ha scritto una lettera ai ministri per le pari opportunità e la famiglia Eugenia Maria Roccella e quello dell’istruzione e merito Giuseppe Valditara così come al magnifico rettore Giorgio Calcagnini. L’Università ha risposto e questa disparità nasce da una norma di 14 anni fa, quando ancora il mondo viaggiava ad un velocità totalmente diversa.

Partiamo dall’inizio.

"Sto allattando e non posso partecipare a dei laboratori in presenza. Questo perché non posso seguire online ma nemmeno portare il bambino in aula. Dovrei avere qualcuno che me lo bada fuori e quando è ora di allattare dovrei uscire per farlo".

Quindi ora che fa?

"Frequento i laboratori quel che mi è possibile, tirandomi il latte, portandomi il ghiaccio dietro e lasciando il bambino a casa. Insomma con tutte le difficoltà del caso, proprio per non rimanere troppo indietro ed avere possibilità a lavoro".

L’Università cosa dice?

"Il professore Lucio Cottini, in vece del rettore, mi ha scritto che il corso è normato dal decreto ministeriale 249 del 2010 che dice che i laboratori e seminari per il tirocinio sono a frequenza obbligatoria. Il professore Cottini mi ha detto che c’è una settimana estiva per recuperare, ma non è facile".

Sono passati 14 anni dal 2010.

"Sì e oggi frequenza obbligatoria non significa essere presenti fisicamente lì. Non ci sono più barriere fisiche, infatti UniUrb ha già laboratori sperimentali online e che ho frequentato durante la gravidanza".

C’è una discriminate, dice, perché lei allatta e non può frequentare. Se allatta non può frequentare, giusto?

"Esatto. Se non finisco non posso insegnare. L’Università non mi permette di seguire on line perché il decreto ministeriale non lo concepisce. Mi nega però, dall’altro lato, di portare il bambino a lezione. Posso uscire da lezione per allattare".

Ma perché un bambino in aula non si può portare?

"Non mi hanno dato risposta. Presumo perché possono piangere e creare disturbo. Altrimenti ci avevo pensato. Però così una donna dovrebbe avere una persona che, a pagamento, badi il bambino mentre è a lezione".

Lei vive a Urbino?

"No a Cesenatico e questo significa un’ora e mezza di strada all’andata e altrettanto al ritorno con un neonato. I laboratori durano quattro ore circa".

Lei chiede di poter seguire in presenza ma online e che qualcosa a livello normativo cambi. Altrimenti lei come tante altre mamme è penalizzata. Come a dover scegliere tra maternità e carriera.

"Sì, è penalizzante in questo modo. Il corso di laurea è abilitante e permette durante il percorso di accedere alle supplenze annuali, quindi di lavorare. Servono determinati requisiti come ad esempio 150 crediti formativi al terzo anno e le domande escono ogni due anni. Io sono a posto con i crediti ma il mio dubbio è al quinto anno; riuscirò a lavorare e accedere al mondo dell’insegnamento? Non lo so perché arriverò svantaggiata nonostante abbia dei “privilegi“ come una macchina, una mamma che mi aiuta e un compagno che ugualmente si divide con me per seguire il bambino. Ma non tutte le donne lo hanno. Un uomo non rischierebbe di perdere i crediti e di rallentare di due anni l’ingresso lavorativo a causa di una norma vecchia".

Un riflesso quindi?

"Sì, penalizzata ora. E forse dopo".