ROBERTO DAMIANI
Cronaca

Se i sogni vanno in discarica. I totem, le panchine, le lampade tutto abbandonato in un campo

Tanti simboli degli eventi 2023/2024 scaricati nel piazzale esterno del Centro operativo . Spiccano le P tridimensionali in polistirolo che dovevano caratterizzare l’intera città.

Se i sogni vanno in discarica. I totem, le panchine, le lampade tutto abbandonato in un campo

Tanti simboli degli eventi 2023/2024 scaricati nel piazzale esterno del Centro operativo . Spiccano le P tridimensionali in polistirolo che dovevano caratterizzare l’intera città.

e Antonella Marchionni

Erano sogni, seppur di polistirolo. Simboleggiavano una Pesaro di respiro nazionale. Parliamo dei 14 totem costati un anno fa 39.833 euro e pagati ad Opera Maestra. Raffiguravano la P maiuscola di Pesaro capitale della cultura. Erano stati posizionati in tutta la città. Abbiamo visto che fine hanno fatto: un camion del Comune li ha scaricati in un terreno a lato del piazzale del Centro operativo comunale, in strada dei Cacciatori. Ci siamo andati ieri mattina chiedendo di poter vedere i resti di quei simboli scenici più rappresentativi di Pesaro capitale. Non era difficile vederli. Sono a terra, all’acqua e al vento, pronti per essere portati in discarica. Quando non si sa, per ora rimangono lì nel caso qualcun altro volesse vederli e contarli. Sono irreparabili.

Poi nella galleria dei sogni perduti c’è la testa in cartapesta di Rossini piegata da una parte, il podio dei vincitori a pezzi col simbolo della ditta Tomasucci che ornava piazzale D’Annunzio e durate solo un anno perché poi è stato tutto spazzato via, le 400 lanterne di viale Trieste anche queste durate poco più di un anno e poi abbandonate nell’erba, tracce del monumento dedicato alla Street art di piazzale della Libertà, delle panchine blu che si trovavano nella rotonda della Palla di Pomodoro, altri elementi scenici spaccati e disseminati a terra di colore giallo e blu. Il paesaggio per fortuna è periferico e nessuno ci fa caso, in mezzo a fabbriche e campi, ma occorrerebbe fare un giro d’istruzione collettivo al centro operativo per capire la differenza tra sogni e realtà.

Ma l’appalto dei 14 totem, che Fondazione Pescheria assegnò a Opera Maestra perché costava meno rispetto ad altre due ditte, prevedeva per l’associazione l’onere della manutenzione a meno che ci fossero stati atti vandalici. Da quanto è stato visto, riconoscere i totem rotti dai vandali o dal tempo, è praticamente impossibile. Sono tutti distrutti.

Il direttore della Fondazione Pescheria Silvano Straccini disse al Carlino il primo agosto scorso: "I totem sono stati attaccati dai vandali e andranno sistemati. E lo faremo in economia. Abbiamo chiesto già preventivi agli istituti specializzati". Difficile che qualcuno possa mettere mano a quell’accozzaglia di polistirolo. Per acquistarli, il direttore Straccini disse che era "stata effettuata un’indagine informale mediante richiesta di preventivo agli operatori economici locali del settore di riferimento". E ancora si legge in un documento della Fondazione: "Il preventivo per i totem economicamente più vantaggioso, presentato dall’Associazione culturale Opera Maestra, si riferisce ad un prodotto rispondente alle esigenze della Fondazione".

Il problema è che non rispondeva alle esigenze di durata di Pesaro capitale. Ad inizio del 2024 erano già quasi tutti inservibili. Anche su questo aspetto, la procura ha chiesto a finanza e polizia di raccogliere tutta la documentazione utile durante le perquisizioni effettuate negli uffici della cultura, sia in quello del dirigente Gianni Galdenzi che in quello dell’assessore Daniele Vimini. Si cerca di capire chi decise quella spesa sapendo che il materiale utilizzato sarebbe durato pochissimo visto che era esposto alle intemperie e perché Opera Maestra, un’associazione che non aveva dipendenti né Durc né iscrizioni Inps. Nulla. Ma primeggiava sempre.