
Il dipartimento di Scienze Biomolecolari (Disbi) dell’Università di Urbino ha inaugurato un nuovo laboratorio da 40 posti che sommati agli altri 5, presenti nella sede di piazza Rinascimento, ospiteranno 240 studenti contemporaneamente. Un nuovo passo che permetterà, in vista della ripresa di settembre e l’aumento degli iscritti, di concentrare la didattica nel palazzo del Disbi.
"Per noi è una grande soddisfazione poter offrire agli studenti nuovi posti, un nuovo laboratorio e sopratutto un segno molto forte dell’Università di Urbino di ripartire in presenza. Sempre con una didattica di elevatissima qualità", spiega il professore Mauro Magnani, responsabile del Dipartimento di Scienze Biomolecolari a UniUrb. Un laboratorio che è stato definito di nuova luce per l’Ateneo: seguire l’incremento degli iscritti e della didattica in presenza. Poi una volta terminati i lavori nella sede della ex Sogesta lì si farà ricerca. In centro invece si concentrerà la didattica.
"Nel piano pluriennale di sviluppo l’Ateneo ha fatto delle scelte coraggiose di posizionare insieme tutte la ricerca nell’area scientifica al Campus Enrico Mattei (ex Sogesta) e la didattica in centro. Questo in accordo con la città e le esigenze degli studenti che preferiscono vivere e concentrare le attività prevalentemente nel cuore cittadino.
D’altro canto la ricerca aveva bisogno di spazi adeguati che non sempre negli edifici storici o nelle altre strutture sono disponibili", conclude Magnani.
Didattica in centro e ricerca fuori dalle mura, cosa significa questo passo intrapreso da UniUrb? Lo abbiamo chiesto al Rettore Giorgio Calcagnini. "E’ importante sopratutto per la città perché più studenti gravitano sul centro storico. Dall’altro lato per la ricerca significa costruire dei siti e delle realtà nelle quali mettere a sistema la strumentazione a favore di tutti i ricercatori. Attualmente, per la dislocazione in centro storico e quindi in palazzi diversi, spesso si può avere una duplicazione di strumenti che ora diventerà raccolta. Questo creerebbe poi anche le condizioni per fare ricerca insieme, il contatto fisico e l’empatia in questo ambito possono contribuire a portare ottimi risultati", conclude il Rettore Calcagnini.
Come si organizza un nascente laboratorio? Quali sono gli step necessari iniziando dalla scelta delle attrezzature? Ce lo ha spiegato la referente Emanuela Ceccarini.
"Mi sono occupata dell’organizzazione di questo lavoratorio e di coordinare i vari interventi che si sono verificati. Visto il momento che stiamo vivemmo abbiamo pensato al distanziamento dei ragazzi, potendone ospitare la metà della capienza del laboratorio.
E’ inoltre nostra cura preservarli al massimo da qualsiasi tipo di rischio ed è per questo che abbiamo installato armadietti e cassettiere dotate di ruote in modo da poterli spostare a seconda delle postazioni. Gli studenti lavorano distanziati, agli estremi dei banconi, stessa cosa vale per le strumentazioni", conclude la professoressa Ceccarini.
Francesco Pierucci