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Pesaro, scambiò l’alt per un’avance e filò via. Assolta 20enne: "Non poteva sapere"

Un marinaio in borghese della Capitaneria di Porto aveva intimato alla ragazza di fermare l’auto. Ma lei aveva tirato dritto, non capendo di avere davanti un pubblico ufficiale. Il giudice le ha creduto

Scambiò l'alt per un'avance e filò via. Assolta 20enne

Pesaro, 13 settembre 2022 - Lui ha negato fino all’ultimo di averci provato, ma di sicuro non basta alzare un braccio per intimare l’alt. A maggior ragione se non si è in divisa e non si mostra neppure il distintivo. Assolta la 20enne pesarese finita a processo per resistenza a pubblico ufficiale per non essersi fermata allo stop di un marinaio della Capitaneria di Porto. Lei è certa che quello fosse un tentativo di approccio e anche ieri è tornata a ribadire che non avrebbe mai potuto capire che quell’uomo era un pubblico ufficiale. A credere nella sua innocenza è stato lo stesso pubblico ministero che ha chiesto l’assoluzione. E il giudice l’ha accolta, con formula piena "perché il fatto non sussiste". L’imputata è uscita dal Tribunale sollevata, dopo aver vissuto mesi di ansia sotto il peso di un’accusa che prevede pene fino a 5 anni.

Tutto succede a febbraio 2021. Erano i giorni in cui la regione tornava nella fascia arancione, che alleggeriva le limitazioni anti-Covid. La ragazza, con due amiche, decide di fare un giro con la sua Audi lungo il porto. In calata Caio Duilio incrociano un’altra Audi con dentro tre ragazzi. E, a detta delle giovani, quegli uomini avrebbero cominciato un gioco di ammiccamenti che loro hanno ricambiato con sorrisi. Ma quando arrivano alla darsena, le ventenni vedono che quei tre ragazzi, vestiti di scuro, sono fuori dal mezzo. Uno alza il braccio per invitarle a fermarsi. Ma loro gli girano intorno e se ne vanno.

Qualche tempo dopo, la conducente si ritrova indagata. E scopre allora che si trattava di tre uomini della Capitaneria. Quello che ha teso il braccio ha smentito che ci stessero provando, ma che fosse un alt in piena regola. Peccato che il giudice gli abbia dato torto. Accogliendo la linea della difesa. "È emersa in modo chiaro la totale mancanza di tutti gli elementi del reato – ha arringato il difensore, l’avvocato Grazia Di Gioia – la resistenza prevede un’opposizione al pubblico ufficiale mentre compie un atto del proprio ufficio. Ma come poteva quell’alt essere individuato come tale? Le ragazze hanno opposto un sacrosanto diniego al ragazzo sceso dall’auto che va loro incontro per approcciarle. Una donna può sorridere, essere carina, ma poi può dire no. Non avevano elementi per riconoscerli come pubblici ufficiali. Ma il ragazz, ferito nell’orgoglio, confeziona l’ipotesi accusatoria. Un atto ingiustamente persecutorio da parte di un soggetto che, eccedendo nei poteri assegnati, pone in essere un atto incongruente rispetto alle modalità impiegate e alle finalità da perseguire, visto che, tra l’altro, non è stata neppure elevata alcuna multa alla ragazza".