REDAZIONE PESARO

Ritorno al voto in pagella: "Così è un passo indietro"

Giulio De Vivo, formatore di docenti: "E’ rigido e non forma le personalità"

Giulio De Vivo, pesarese

Giulio De Vivo, pesarese

Dall’anno prossimo, in pagella, alla scuola primaria, torneranno i voti. Il provvedimento del ministro Valditara rimette nel cassetto l’ordinanza 172/2020, giornalisticamente battezzata del “no - voto“ – quella che, in linea con l’Unione Europea, per un paio di anni, ha tolto la valutazione sommativa (i voti) dalle pagelle. Il maestro pesarese Giulio De Vivo è stato tra i formatori ministeriali che hanno girato le scuole d’Italia, con l’obiettivo di divulgare i principi dell’ordinanza 172/2020, ormai superata. "Con il nuovo provvedimento – conferma De Vivo – in parte, si torna al vecchio metodo di valutazione. Di fatto, lo considero un passo indietro che denota miopia".

Dal punto di vista pedagogico che differenza c’è?

"Intanto con il voto c’è il pericolo che la persona si identifichi con l’insuccesso. Invece di pensare che ha sbagliato un test, pensa di essere sbagliato. La valutazione sommativa, in soldoni, misura la capacità di tenere a mente delle nozioni. E’ un sistema rigido. Non promuove la personalità e le competenze specifiche dell’individuo. La valutazione formativa invece “forma“ la persona".

Perché, secondo lei si tratta di un passo indietro?

"E’ un passo indietro rispetto a quanto avviene nel resto d’Europa, vorrei specificare. La partita in gioco è legata alla flessibilità delle menti".

In che senso?

"I lavori di oggi non sono quelli di domani. Sicuramente le persone che cresciamo oggi non possono essere addestrate a fare un lavoro, come è successo alle passate generazioni: quando nascevi e terminavi da calzolaio, per intenderci. In Europa le chiamano skills, cioè competenze che, se promosse, metteranno gli individui nelle condizioni di maturare flessibilità, riuscendo ad attivare tutte le proprie competenze per esprimere versatilità nel mondo del lavoro e non solo".

Quindi la valutazione con il voto produce rigidità?

"Sì. Le nozioni di oggi, tra 5 anni non serviranno a nulla, perché l’intelligenza artificiale farà molto prima di noi ad elaborare risposte sulla base di dati. La persona non sarà mai competitiva. Poi c’è un altro problema" .

Quale?

"La logica del voto che premia chi non sbaglia mai genera meccanismi competitivi in grado di limare l’autostima. Il fenomeno che vede crescere i dati della dispersione scolastica e degli attacchi di panico sono collegati ad una dimensione performativa della scuola: i nostri sono i più alti d’Europa".

Perché questo ripensamento, secondo lei?

"Posso capire che nell’ottica dello Stato diventa un investimento di risorse enorme attuare la valutazione formativa. Tornando indietro, si contengono i costi della formazione del personale".

Solidea Vitali Rosati