ROBERTO DAMIANI
Cronaca

Ricercatore ‘fantasma’ a Urbino, i casi sono a decine. La procura segnala alla Corte dei Conti

Hanno contratti che li rendono intoccabili. Gli ex rettori: “Non hanno obblighi se non quello morale ma lo stipendio c’è sempre”

L’ingresso della sede universitaria di Urbino. Vi sono 350 docenti (e ricercatori); nel riquadro, Il rettore di Urbino, Giorgio Calcagnini

L’ingresso della sede universitaria di Urbino. Vi sono 350 docenti (e ricercatori)

Urbino, 23 giugno 2024 – Essere ricercatori universitari assenti in aula o in laboratorio passi. Non farsi vedere e non produrre niente per 21 anni continuando a prendere lo stipendio ha fatto fare un salto dalla sedia anche alla procuratrice della Repubblica di Urbino Simonetta Catani, che ha aperto un fascicolo di indagine per accertare se possano esserci risvolti penali sul caso di Luciano Lattanzi, 62 anni di Montecopiolo.

E’ certo che la magistratura di Urbino invierà una segnalazione alla procura della Corte dei Conti delle Marche essendo il ruolo di ricercatore universitario un impiego pubblico. La piega che sta prendendo la storia è semplice: non si può far finta di niente su quanto è accaduto dal 2003, ultimo anno di lavoro di ricerca del dottor Lattanzi, ad oggi che è scoppiato il caso di 21 anni di assenza continuata dal luogo di lavoro e senza che nessun direttore del dipartimento di Scienze pure e applicate (settore ambientale) abbia mai sollevato un problema ai vari rettori che si sono susseguiti nel tempo.

Uno di loro, il professor Vilberto Stocchi al telefono rivela: “Circa 10 anni fa, ricordo che scoprimmo 10 ricercatori totalmente improduttivi. Questo ci danneggiò fortemente sia per il prestigio sia per i fondi che l’Ateneo perdeva. Incaricai i direttori dei vari dipartimenti di sollecitare questi ricercatori assenteisti di rientrare nei ranghi, di tornare a fare ricerca, di essere partecipi all’attività universitaria. Purtroppo le risposte furono deludenti. Mi dissero che quei ricercatori non rispondevano alle lettere e credo che poi finì tutto lì”.

“Ora so che la situazione era migliorata ma non ho più seguito l’evolversi della produttività. Però è certo, e lo ricordo bene, che avevamo individuato con nomi e cognomi i ricercatori che non pubblicavano nulla da anni. Il caso di questo signore che da 21 anni non ha fatto più nulla per mancanza del computer mi ha lasciato sbigottito. Non immaginavo che si potesse arrivare a decenni di assenze”.

Un altro rettore dell’Università di Urbino è stato Stefano Pivato. Al telefono ha detto: “Ho scritto anche un libro su queste situazioni, ’il limite della docenza’ quindi so di cosa parliamo. Non ho conosciuto nel periodo 2009-2014 durante il mio rettorato questo ricercatore di cui vi state occupando. Ricordo che noi avevamo una decina di ’improduttivi’, e parlando di ricercatori a tempo indeterminato non si può obbligarli a fare qualcosa. Sono figure ad esaurimento, collocate su un binario morto ma lascia loro ampi margini di movimento. Non riceveranno i premi di produttività ma lo stipendio sì. Però non so se dal 2014 è cambiato qualcosa”.

A quanto pare no.