LUIGI LUMINATI
Cronaca

Ricci contro l’ex ct "Scelta anti-italiana, Mancini non può più fare il testimonial delle Marche"

Il sindaco scende in campo e chiede che la Regione si affidi a Tamberi "Meglio lui, ormai l’allenatore ha un’immagine che ci danneggia".

Ricci contro l’ex ct "Scelta anti-italiana, Mancini non può più fare il testimonial delle Marche"

di Luigi Luminati

Sindaco Matteo Ricci, un testimonial come Roberto Mancini che guadagna così tanti soldi non serve più alle Marche?

"Un testimonial con un’immagine negativa non serve più alle Marche. La scelta di Mancini diventa una scelta anti-italiana, perché nessuno è ipocrita sul fatto che il calcio funzioni sulla base dei soldi che si hanno, però la Nazionale non è un club e quindi non si tratta di un risultato sportivo negativo, ma di una figuraccia fatta che ha incrinato il rapporto tra Mancini e l’opinione pubblica italiana".

Una bocciatura etica?

"Siccome le Marche hanno puntato tutto su di lui, credo che puntare su un testimonial che per le scelte fatte non è gradito dall’opinione pubblica e sia fortemente divisivo, non sia utile per l’immagine della Regione".

Oppure è ora di ripensare il sistema dei vip per far parlare della regione?

"Per una regione piccola come le Marche avere dei testimonial importanti è funzionale. Certo, quando si va sugli sportivi bisogna sapere che possono esserci delle sconfitte. In questo caso non è uno stop sportivo ma una sconfitta etica. E questo rimane: ecco perché ho deciso di fare questa proposta di cambio. Mi sembra di interpretare un senso popolare molto diffuso nel Paese".

Lei vede come negativo per il turismo marchigiano un testimonial che sbaglia?

"Per ogni arabo che si potrebbe avvicinare alla nostra regione in realtà si rischia di perdere migliaia di italiani. Nello sport si può vincere o perdere, ma non è questo il punto. Bisogna invece dimostrare di essere attaccati ai valori di una comunità. In questo caso quella italiana. La Nazionale non è un club e scegliere di andare ad allenare per novanta milioni di euro la nazionale dell’Arabia Saudita invece di rimanere alla guida della nazionale italiana è una scelta legittima dal punto di vista del mercato, ma non dal punto di vista etico. Dimostra che l’attaccamento conta molto meno dei soldi che ti vengono corrisposti. Tamberi potrà anche perdere le prossime gare ma i trofei conquistati nessuno glieli potrà togliere".

Questo però vale anche per Roberto Mancini.

"Anche a Mancini nessuno toglierà la vittoria agli Europei. Ma le sconfitte venute dopo pesano anche sulla sua immagine e su quella delle Marche che non sono positive in questo momento. Inoltre credo che l’immagine di Mancini sia inflazionata dal fatto che il Ct fa la pubblicità a tante aziende diverse e il messaggio rischia di essere confuso. Penso che questo tema che pongo io se lo porranno anche queste altre aziende".

La Regione lo aveva già confermato prima del nuovo contratto con l’Arabia Saudita.

"Di certo non si può puntare tutta la strategia su Mancini: è questo il punto. Nel frattempo era già stato coinvolto Tamberi per l’immagine social e potrebbe diventare lui il testimonial unico. La sua reazione oltremodo positiva alla proposta coglie il senso di quello che volevo dire. Bravo Gimbo! Così risparmiamo anche tante risorse. Non bisogna dimenticare che quelle che le Marche mettono nella promozione sono essenzialmente risorse pubbliche, che dobbiamo investire nel modo migliore possibile. Ci è andata bene per un anno con la vittoria all’Europeo poi è andato tutto molto male. Ma nello sport ci sta vincere o perdere, quello che non ci sta è vendere la maglia azzurra per un’altra nazionale per questione di soldi".

Negli ultimi tempi si è usata molto la parola patriottismo. E’ possibile che le Marche scelgano un testimonial tutt’altro che patriottico?

"Certo che no, non si può. Suggerisco che la Regione punti molto su Pesaro capitale italiana della cultura. E’ la prima volta nella storia che accade e io la cavalcherei molto, perché i nuovi turisti che verranno saranno molto attratti della bellezza della cultura italiana. Noi dobbiamo inserirci in questo scenario. E’ un patriottismo molto più intelligente e culturalmente apprezzato".

Qualcuno dice che lei giocava al calcio da ala destra come ha cominciato Mancini. C’è in fondo un po’ di rivalità calcistica?

"No, a me è sempre piaciuto il Mancini giocatore di palllone. Però veniva sempre dopo Baggio, Platinì e Del Piero. Da giovane giocatore di calcio preferivo altri fantasisti rispetto a lui".