Grazie, ma io non dimentico. Si può riassumere più o meno così la risposta che Gian Mario Spacca, ex governatore delle Marche, ha dato all’europarlamentare Matteo Ricci che mercoledì sera lo aveva invitato a rientrare nel centrosinistra in vista delle Regionali del 2025. Un invito arrivato dal palco della Festa regionale dell’Unità di Pesaro nella notte di un altro ritorno ben più altisonante, quello di Matteo Renzi. E proprio in questo contesto che aveva l’aria di essere uno snodo della politica nazionale, Ricci ha voluto in qualche modo omaggiare Spacca. Ma l’onore della ribalta non è bastato, stando almeno al tono della risposta che l’ex governatore ha affidato a Facebook. Due righe per dire grazie, tutto il resto per rievocare la rottura del 2015. "Innanzitutto – scrive – è doveroso ringraziare Matteo Ricci per l’attenzione che ha riservato a Base Popolare (il movimento di cui è presidente, ndr) in un’occasione così significativa. Le sue parole saranno considerate altrettanto attentamente in un movimento come il nostro dove la base è più importante del vertice. Solo una considerazione non secondaria: la narrazione vuole che nel 2015 la rottura tra il centro e la sinistra sia avvenuta sul mio terzo mandato. In realtà il distinguo avvenne sulla strategia di autosufficienza che il Pd impose, forte del suo risultato elettorale ottenuto alle europee, oltre il 40%. Lo ritenevo un errore che avrebbe allontanato i ceti medi produttivi dal governo regionale, come poi è avvenuto".
Qui è il caso di riavvolgere il nastro per tornare a nove anni fa: preistoria politica. Spacca usciva dal secondo mandato da governatore e puntava alla ricandidatura, il Pd gliela negò e tirò dritto con Luca Ceriscioli anche a costo, come poi accadde, di rompere quell’asse con il mondo centrista-merloniano su cui le Marche si erano rette fino a quel momento. Spacca poi effettivamente si candidò ma alla guida di una coalizione con Forza Italia. Fu un disastro, per lui: Ceriscioli vinse con il 41%, i Cinque Stelle sfiorarono il 22% e nel centrodestra diviso fu Francesco Acquaroli, allora candidato solo di Fratelli d’Italia e Lega, a battere Spacca (18% a 14%). Una Caporetto, ma da quel momento è diventata strutturale l’alleanza tra il centrodestra e i merloniani: non a caso il segretario generale della Regione è Mario Becchetti, per anni capo di gabinetto di Spacca..
Nella risposta a Ricci, però, Spacca nega che a frenare l’alleanza col centro-sinistra nel 2015 sia stata la sua ambizione al terzo mandato. "Incontrai a Roma Lorenzo Guerrini – scrive –, allora plenipotenziario del Pd, e chiesi di rimanere coerenti con la coalizione che aveva governato le Marche fin lì: gli proposi anche due nomi come candidati presidente per il centrosinistra, Marco Pacetti e Roberto Oreficini. Ma il Pd proseguì per la strada dell’autosufficienza, che l’ha condotto dove è oggi. Ovvero a ricercare un ’campo largo’ (Letta) con una rinnovata coalizione di centro-sinistra". Spacca chiude annunciando che in autunno Base popolare farà un congresso e poi chiamerà a raccolta "le forze che legate alla tradizione e alla cultura popolare". Insomma, per ora è più un no che un sì. Ma è solo l’inizio. Intanto è chiara una cosa: Ricci parla sempre più da candidato governatore pur essendo stato appena eletto a Bruxelles. E intanto Acquaroli dovrebbe ufficializzare la sua corsa per il bis durante la festa regionale di Fratelli d’Italia, in programma ad Ascoli il 6, 7 e 8 settembre. Poi ci sarà tempo per contendersi Spacca.