Pesaro, 5 novembre 2024 – La nostra speranza è appesa a un filo, contiamo i minuti e le ore, che sono interminabili…”. Lo dice Federica Pambianchi, la mamma di Riccardo Branchini, il ragazzo 19enne di Acqualagna, scomparso da sabato 12 ottobre, dopo aver parcheggiato la sua vettura a ridosso dell’ingresso della centrale idroelettrica del Furlo, con all’interno i vestiti e gli effetti personali, compresa la carta di identità e il bancomat. La famiglia attende la decisione in merito allo svuotamento dell’invaso a ridosso della diga. Allo scopo, il prefetto, Emanuela Saveria Greco, ha convocato per domani, mercoledì, un vertice, a cui parteciperanno i rappresentanti di tutte le istituzioni locali: sindaci, forze dell’ordine, Enel, che gestiste la centrale del Furlo.
Intanto, in questo momento di attesa estenuante, la signora Federica e il compagno, Francesco Giannotti, esprimono il desiderio di mantenere viva l’attenzione: “Per noi è importante alimentare la speranza, sebbene sia sempre più flebile, e non dare nulla per scontato, per non sprofondare nello sconforto, ma anche per non abbandonare altre piste, come quella dell’allontanamento volontario”. Tuttavia, a 23 giorni dalla scomparsa, gli appelli lanciati su giornali e televisioni, compresa la trasmissione “Chi l’ha visto?”, non hanno ancora portato a nulla di concreto, eccetto alcune segnalazioni in fase di verifica. La signora Federica invita comunque a segnalare eventuali avvistamenti e continua a pubblicare sui social i ricordi più belli vissuti con il figlio. L’auspicio è che quelle immagini struggenti, che raccontano fin dall’infanzia i momenti più felici, servano a convincere Riccardo a tornare a casa.
Aggiunge Francesco Giannotti: “L’unico conforto per noi fondamentale è la speranza di sapere, di fugare ogni dubbio, di avere una certezza, se questa sarà possibile. Ecco perché la decisione di svuotare la diga è per noi di cruciale importanza. In quanto, dopo aver ragionato su tutte le ipotesi, studiato possibili scenari, ipotizzato, confrontato, ma senza avere un riscontro tangibile, la lucidità va scemando, avvolta e poi deformata da uno stato ansioso imperante...”. Le ricerche, avviate il giorno dopo la scomparsa, avvenuta la notte tra sabato e domenica 13 ottobre, sono durate circa 10 giorni, con il dispiegamento di un imponente task force, tra vigili del fuoco, con sommozzatori e droni, uomini del soccorso alpino speleologico, unità cinofile, volontari della protezione civile. Nessuna traccia del ragazzo è stata però trovata, escludendo i vestiti e gli effetti personali rinvenuti nell’auto. I numerosi avvistamenti, giunti da diverse parti d’Italia e raccolti dalla legale della famiglia, Elena Fabbri, al momento non hanno fornito indicazioni attendibili.