REDAZIONE PESARO

"Quando, nel ’48, votarono anche i bambini"

Sandro Pazzaglia ricorda le prime elezioni: "Paura, paesi e famiglie divisi e incursioni notturne dei più piccoli per i manifesti elettorali"

Il professor Sandro Pazzaglia, apecchiese di nascita, docente di Liceo in pensione, noto per le sue pubblicazioni di Statistica e varia umanità, ma soprattutto per la sua partecipazione come autore e protagonista di trasmissioni televisive di successo: "Il lotto alle otto", "Scommettiamo che?" ed altre, ci racconta il primo grande confronto politico dopo la Costituzione della Repubblica.

Professore, il 18 aprile 1948 quanti anni aveva?

"Dieci, sono nato il 17 dicembre 1938".

Cosa ricorda di quegli anni?

"Tutto. Quelle del 18 aprile 1948 furono le prime elezioni dopo l’entrata in vigore della Costituzione. da una parte c’era la Dc e dall’altra il Fronte Democratico Popolare che riuniva il Pci e il Psi. Vinse la Dc con il 48,5% dei voti e 305 seggi alla Camera dei Deputati. Il Fronte Democratico, con il 31% dei voti, conquistò 183 seggi"

Fu quella la stagione dei manifesti.

"La Chiesa raccontò le storie di Cristo e dei Santi attraverso gli affreschi degli artisti del tempo ricoprendo le pareti interne delle Chiese. Ad affiggere i manifesti pensavano per lo più i giovani appartenenti alle diverse fazioni politiche, i quali, non di rado, alla conquista di spazi, si scontravano fra loro dando luogo ad interminabili discussioni e qualche volta persino a risse. Noi bambini venivamo mandati in avanscoperta per vedere se c’erano quelli delle fazioni avverse e, subito dopo il nostro via libera, intervenivano i più grandi con colla e pennelli e rotoli di manifesti elettorali. Anche nell’entroterra c’era sempre una maestra che formava una multiclasse ed insegnava ai bambini a leggere, a scrivere ed a far di conto".

Cosa accadde nell’entroterra in quei giorni?

"Ad Apecchio, ad esempio, le previsioni erano tutte a favore della coalizione di sinistra. Ricordo che il maresciallo dei carabinieri, consapevole di non avere i mezzi per controllare la situazione e mantenere l’ordine in caso di necessità, aveva raccomandato ai componenti delle famiglie notoriamente appartenenti al Centro Destra, di non attendere i risultati nelle proprie abitazioni, ma di riunirsi in un unico spazio possibilmente grande e sicuro".

Dove?

Fu scelta la casa della famiglia Donnini, penultima costruzione di Piazza San Martino prossima alla torre campanaria. Dell’antica famiglia Donnini era entrato a far parte anche un tale Fasci, ex carabiniere, che si era unito in matrimonio con la Beppina Donnini. L’imponente ed ampio caseggiato era stato scelto perché aveva sbocchi in Piazza San Martino, in Via della Madonna e, all’occorrenza, anche nel retro in corrispondenza della Via degli Orti. Nel caseggiato che ospitava i componenti di diverse famiglie c’era una radio che, per l’occasione, era stata spostata in sala da pranzo al centro del tavolo. Verso le ore 20 iniziarono a giungere i primi risultati. In attesa di quella che, secondo i dirigenti di sinistra, doveva diventare una grande vittoria degna di essere celebrata e festeggiata dagli esponenti e dai simpatizzanti di quei partiti, i rappresentanti di quelle fazioni, certi della vittoria, avevano predisposto in piazza i tavoli che le singole famiglie, alle quali erano stati affidati, andavano via via allestendo. Tutti, ma in particolare noi bambini, ospiti della famiglia Donnini, scrutavamo, attraverso le fessure delle persiane chiuse, la concitata preparazione dei tavoli. A noi bambini era stato imposto il silenzio. Il volume della radio era basso, gli adulti sembravano dipendere dai notiziari radiofonici. C’era un clima di paura dopo Piazzale Loreto, ma dopo le 23 ogni dubbio si dissipò e lasciò spazio a quella che sarebbe diventata una vittoria storica per la Dc".

Quali ricordi?

" Ricordo che, quando ormai le percentuali dei votanti erano prossime al dato definitivo, uno dei convenuti sollevò da solo il grande apparecchio radiofonico e, mentre altri spalancavano le finestre, lo appoggiò sul davanzale e, dopo aver alzato al massimo il volume, lo girò a favore della piazza. Il clima di festa che prima aleggiava negli spazi sottostanti, come per magia, si dissolse e tutto sprofondò nel silenzio della notte. I festeggiamenti ed il tanto temuto abuso di alcool svanirono. Il sole del mattino seguente restituì ciò che di più bello sanno esprimere queste comunità. Il 25 settembre 2022 sapremo se l’Italia avrà salvaguardato i diritti e la libertà del singolo, in assenza dei quali non è possibile alcuna forma di democrazia"

Amedeo Pisciolini