
Giorgio
Tornati*
La scossa di Montelfelcino, del 29 ottobre delle ore 12.53.10 di 4.1 gradi della scala Richter, non poteva non suscitare a tamburo battente interviste puntuali e preoccupate di sismologi, geologi, ingegneri strutturalisti e a seguire dichiarazioni rassicuranti: "Da noi non ci sono stati danni". Poi la litania: “Bisogna prevenire non ricostruire… la natura non è matrigna, sono gli uomini ad essere irresponsabili". Ed alla mia mente non posso impedire di ripercorre a ritroso nel tempo eventi che mi hanno coinvolto personalmente. Le precedenti scosse del 2016, ovviamente. Prima quelle dell’Irpinia del 1980 quando andai a portare soccorsi a Sant’Angelo dei Lombardi dove camminai su macerie che arrivavano all’altezza dei balconi e subito dopo al ritorno Pesaro si dette un sofisticato Piano di Protezione civile; ancor prima quelle del 1972 quando organizzai, in qualità di assessore, l’accoglienza degli sfollati di Ancona. E ancora più indietro il ricordo del 1967 quando da consigliere comunale promossi la delibera per l’acquisto di un sismografo per il nostro osservatorio che fu bocciata dalla Prefettura “perché non prevedeva i terremoti” (avrebbe dovuto sostituirne uno che ancora registrava le scosse con un pennino su carta affumicata!). Riflesso, questo, dei miei studi di geologia conclusisi nel ’62 con una tesi in sismologia col professore Pietro Caloi. E poi, per arrivare alla preistoria, mia madre che parlava del 1936, un anno prima della mia nascita, quando un sisma distrusse il vecchio camino della nostra abitazione di via Petrucci n. 1. Ogni scossa di terremoto mi costringe a rivedere questo docufilm che termina con un appello finale: “Pesaresi, attenzione! Voi vi trovate tra due aree fonti di movimenti tettonici: l’Adriatico e l’Appennino. Le vostre due meraviglie sono anche fonte di possibili guai. Quindi: prevenzione antisismica e il piano di protezione civile. La prima richiede un’analisi “puntuale” sulla città del rischio sismico; il secondo, se fatto, deve essere messo a conoscenza di “ogni” cittadino. Altrimenti è solo carta straccia. Deve essere spedito in ogni abitazione in modo che ognuno sappia cosa fare in caso di eventi calamitosi. È uno spartito che “la città della musica” deve assolutamente conoscere a memoria”.
*Ex sindaco ed ex deputato