ALESSIO ZAFFINI
Cronaca

La protesta degli agricoltori a Pesaro, dal casello autostradale i trattori invadono la Strada del Montefeltro: “Costi troppi alti”

In centocinquanta si sono riuniti in strada per protestare contro la svendita dei loro prodotti

Pesaro, 5 febbraio 2024 - "Se mangi genuino, ringrazia il contadino", "Qualche volta nella vita avrai bisogno di un architetto, un medico, un avvocato, ma almeno tre volte al giorno hai bisogno di un agricoltore": sono solo alcuni delle centinaia di cartelloni appesi in circa 150 trattori che oggi, nella protesta dei contadini, partiti dal casello autostradale, hanno invaso Strada del Montefeltro, passando davanti allo Spazio Conad di via Gagarin per giungere, infine, nella rotonda di via Solferino. Una manifestazione totalmente pacifica, senza nessuna bandiera di sindacato, ma solamente svettando quelle italiane, per far capire l'importanza del lavoro e del "made in Italy".

Foto di gruppo degli agricoltori (Foto Zaffini)
Foto di gruppo degli agricoltori (Foto Zaffini)

"Ad oggi, i costi dei nostri prodotti non riescono più a coprire le spese di produzione - spiega Lorenzo Marini Ferri, dell'omonima azienda agricola di Sestino -. Infatti, se a noi un quintale di semi di grano ci viene a costare 150 euro, il prodotto poi lo rivendiamo a 25 euro al quintale. È ovvio che non si vede un guadagno, soprattutto anche a causa di politiche che promuovono l'importazione da altri paesi europei e non. Quello che noi vogliamo, con questa protesta, è che lo Stato ci aiuti a rimetterci in piedi sulle nostre gambe, che ci venga data la libertà di poter valorizzare le nostre attività e le nostre eccellenze del territorio. Altra cosa che sta frenando le nostre attività è il costante aumento del prezzo del gasolio, che tra qualche anno ci farà andare in perdita, nemmeno più in pari".

Una perdita per moltissime persone, le quali si ritrovano, quindi, a dover svendere i propri prodotti, nonostante i controlli e le certificazioni che attestano la validità della frutta, della verdura e dell'allevamento: "Purtroppo una tonnellata di cereali, a noi, ci costa più del prezzo alla quale la vendiamo - spiega Fabio Bartoli, dell'azienda Bartoli di Montefelcino -. Se ci fosse una valorizzazione adeguata del nostro prodotto, non avremmo nemmeno bisogno degli aiuti dello Sato. Ci basterebbe poter riuscire a vendere ad un prezzo adeguato, senza doverci ogni volta stringere la cinghia per poter dare un futuro ai nostri figli. Noi siamo imprenditori come chiunque abbia un'azienda o una fabbrica, perché allora sembra che siamo l'ultima ruota del carro”.